Nella più grande monocoltura di eucalipto al mondo

Un viaggio all’ interno delle gigantesche piantagioni di eucalipto per conoscere il loro impatto su terra, acqua e comunità nel semiarido brasiliano.

Il territorio del semiarido si estende per nove stati nella regione del nordest del Brasile e una parte del Minas Gerais. Per estensione territoriale occupa circa il 12 per cento del suolo nazionale e ospita all’incirca 28 milioni di abitanti.

Questo territorio per quanto sia ricco di risorse ambientali, culturali ed economiche soffre per una forte diseguaglianza sociale ed è soggetto da circa cinquant’anni ad una graduale ma forte degradazione ambientale. Ad oggi circa 1,5 milioni di famiglie di agricoltori (il 28,82 per cento di tutta l’agricoltura familiare brasiliana) occupano solo il 4,2 per cento della terra arabile nella regione semiarida. Parallelamente l’1,3 per cento delle le aziende rurali con più di mille ettari note come latifondi, detiene il 38 per cento del terreno coltivabile.

In questo panorama si inserisce un fenomeno particolare, quello delle monocolture di eucalipto.

alberi eucalipto
L’eucalipto è un albero originario dell’Australia meridionale

Durante l’epoca della dittatura militare in Brasile delle porzioni enormi di terreni sono state assegnate ad aziende pubbliche (come Acesita ad esempio), poi privatizzate, perché queste aree erano considerate improduttive o “senza nulla” invece che come territori ricchi di biodiversità e di risorse preziose per le comunità.

Così è iniziato un processo di disboscamento massiccio dove la vegetazione locale è stata rasa al suolo per fare spazio alle monocolture di eucalipto.

Qualcuno si chiederà se tutto questo ha portato ricchezza e benessere al territorio. Non esattamente. Una ricerca universitaria condotta da ricercatori del nucleo Nppj dell’università di Montes Claros ha rivelato un dato molto significativo: nella valle dello Jequitinhonha risulta che un ettaro di terra coltivato con l’agricoltura familiare genera una rendita per circa cinque persone, parallelamente, ad un’azienda che coltiva eucalipto (in questo caso Aperam) servono circa 125 ettari per creare un posto di lavoro. Tutto questo sfata il mito che queste colture portano ricchezza alla regione, evidenziando come sia molto più produttiva l’agricoltura familiare rispetto alle monocolture di eucalipto se consideriamo la produttività per ettaro.

Perché viene piantato tutto questo eucalipto

Circa il 27 per cento del legname prodotto dalle monocolture di eucalipto viene trasformato in carbone, il restante 73 per cento viene utilizzato nell’industria della cellulosa, legname e biocarburanti.

Questi dati mostrano come più di un quarto del legname prodotto dalle monocolture viene trasformato in carbone vegetale. Un aspetto particolarmente rilevante poiché evidenzia il legame tra le monocolture di eucalipto e l’industria siderurgica a cui è destinato il carbone prodotto. Ecco spiegato il motivo per cui aziende come Aperam, leader mondiale nella produzione di acciaio inox, sono proprietarie delle grandi piantagioni di eucalipto utilizzate per produrre quel carbone vegetale che serve ad alimentare i loro forni.

incendio brasile
Piantagioni locali vengono distrutte per far spazio agli eucalipti

Nonostante questa azienda abbia delle certificazioni di buone pratiche ambientali come l’Fsc(Forest Stewardship Council), poiché produce acciaio con carbone vegetale proveniente da “foreste rinnovabili” così chiamate da loro, in molti hanno osservato e testimoniato con ricerche universitarie, interviste agli abitanti comunità e analisi di dati come queste monocolture siano dannose per l’ecosistema.

C’è una grande differenza tra una foresta e una monocoltura, dato che quest’ultima non è un ambiente ricco di biodiversità con molte specie di alberi, piante, animali e microrganismi, ma piuttosto una piantagione artificiale composta da una sola specie piantata milioni di volte.

Queste monocolture sono state definite come un “deserto verde” proprio perché generano un impatto sociale, economico e ambientale, che va dalla desertificazione al deterioramento paesaggistico, dalla perdita pressoché totale di biodiversità vegetale e animale alla contaminazione di suolo e falde acquifere.

Il suolo è contaminato dall’utilizzo di prodotti chimici per far crescere l’eucalipto

Va da sé che per rimanere “verdi” queste piantagioni hanno bisogno di molta acqua; l’eucalipto necessita circa del triplo di acqua rispetto alle piante autoctone del Cerrado, uno dei biomi tipici del Brasile che più di tutti è stato compromesso e distrutto da queste monocolture.

L’acqua per irrigare le giovani piante di eucalipto viene spesso reperita nelle “veredas” (dei piccoli laghi naturali che fanno parte di questo paesaggio) e trasportata dalle autocisterne fino alle piantagioni.

Esiste anche un altro aspetto per cui le monocolture riducono la disponibilità di acqua e riguarda il processo di ricarica delle falde acquifere sottostanti alle piantagioni. Cosa significa più nel dettaglio?

siccità brasile
La salute dei corsi d’acqua è compromessa dalla presenza dell’eucalipto

Le monocolture si trovano sulla parte delle chapadas, degli altipiani che per loro natura sono più facili da coltivare con le macchine automatizzate, qui le piante di eucalipto sono ben esposte alla luce solare e in una posizione strategica per l’assorbimento dell’acqua piovana. In questo modo l’eucalipto assorbe l’acqua della pioggia prima che questa riesca a penetrare nel sottosuolo, impedendo così il naturale processo di stoccaggio nelle falde acquifere sottostanti le piantagioni.

La selvicoltura intensiva di eucalipto minaccia quindi la naturale rigenerazione delle falde perché a differenza delle piante autoctone del Cerrado trattiene la maggior parte dell’acqua piovana nella parte superficiale del suolo impedendone il corretto assorbimento nel lenzuolo freatico. La salute delle sorgenti e dei corsi d’acqua di questi territori è fortemente compromessa da questo fenomeno e infatti ad oggi, dopo quasi cinquant’anni di monocolture, la maggior parte delle sorgenti si sono seccate.

lago secco
Un lago prosciugato

L’impatto dell’eucalipto sulle comunità agricole

Le risorse idriche hanno una fondamentale importanza per le comunità che vivono nelle zone rurali. L’acqua delle sorgenti un tempo veniva utilizzata sia per il consumo umano sia per l’agricoltura e nei laghi naturali si poteva pescare.

Oggi queste fonti di acqua non sono più disponibili e l’agricoltura familiare, che rappresenta la fonte principale di reddito delle famiglie di queste comunità, è fortemente minacciata dalla presenza delle monocolture di eucalipto.

Un altro aspetto che mette in pericolo la salute degli abitanti delle comunità rurali che si trovano in prossimità delle piantagioni di eucalipto riguarda l’uso di alcuni erbicidi e insetticidi che sono considerati dannosi per l’uomo. I composti chimici più diffusi sono glifosato e sulfluramide.

Il suolo e i corsi d’acqua sono contaminati dall’uso di questi prodotti chimici e chi ne subisce le ripercussioni in maniera più diretta sono gli abitanti delle comunità locali che vivono in queste zone.

Questi problemi legati alla scarsità d’acqua, alla riduzione delle terre disponibili per l’agricoltura familiare e all’utilizzo di pesticidi rendono difficile la convivenza con questo territorio, spingendo gli abitanti di queste comunità ad emigrare altrove in cerca di migliori opportunità lavorative e condizioni di vita più sostenibili.

È in questo panorama che si inserisce il lavoro di associazioni che lottano per la salvaguardia del territorio, per dare un aiuto concreto a quelle persone che vivono in questi territori in un’ottica di convivenza con il semiarido brasiliano.

agricoltori brasiliani
Grazie ad associazioni la comunità locale è supportata nel proseguire la propria attività agricola

L’obiettivo è aiutare gli abitanti di queste zone rurali ad avere condizioni di vita più dignitose e incentivare le nuove generazioni a rimanere in questi territori e valorizzarli invece di emigrare verso città più grandi per cercare opportunità lavorative migliori.

Associazioni come il Cav (Centro di Agricultura Alternativa “Vicente Nica”) che da più di trent’anni lavora per lo sviluppo dell’agricoltura familiare nella Valle del Jequitinhonha, si battono al fianco di agricoltori e residenti per difenderne i diritti contro i colossi dell’eucalipto.

Ad essere compromesso è anche il futuro delle comunità locali

Attraverso pratiche sostenibili e il dialogo con le istituzioni lavorano per migliorare le condizioni di vita di queste persone, per esempio, insieme all’ASA (Articulação Semiárido Brasileiro) forniscono alle famiglie di queste comunità cisterne e invasi per la raccolta di acqua piovana per il consumo umano e per l’agricoltura.

Negli ultimi anni è aumentata molto la consapevolezza sui danni che l’eucalipto ha provocato al territorio e sui rischi che le piantagioni rappresentano per la salute umana. Molte delle persone che vivono nelle comunità sono sempre più informate e coscienti di quello che sta accadendo e comincia ad esserci la volontà di affrontare queste grandi aziende con una risposta collettiva.

Quella che fino ad oggi è stata una lotta silenziosa e che in pochi avevano il coraggio di rivendicare sta diventando un vero e proprio movimento di natura pacifica determinato a raggiungere un obiettivo chiaro: riprendersi le terre comunitarie che sono state espropriate dalle multinazionali dell’eucalipto.

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