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Taranto, Rio de Janeiro, Açailândia. Il filo rosso che collega la Puglia con le due città brasiliane è la siderurgia, che per gli abitanti del luogo non è tanto un’attività industriale, quanto una malattia. Per denunciare le conseguenze che questa industria pesante sta avendo sulla popolazione, è stato girato il video Polmoni d’acciaio – Resistenze
Taranto, Rio de Janeiro, Açailândia. Il filo rosso che collega la Puglia con le due città brasiliane è la siderurgia, che per gli abitanti del luogo non è tanto un’attività industriale, quanto una malattia. Per denunciare le conseguenze che questa industria pesante sta avendo sulla popolazione, è stato girato il video Polmoni d’acciaio – Resistenze locali ad ingiustizie globali, un documentario nato da un’idea dei missionari comboniani e frutto di un lavoro collettivo che ha coinvolto diversi protagonisti della società civile brasiliana e italiana.
Il film è stato prodotto dalla Onlus Luci nel mondo con la regia di Paolo Annechini e Andrea Sperotti e con la supervisione di Padre Dario Bossi e Marco Ratti. In 31 minuti e 16 secondi gli spettatori entrano nelle vite di uomini, donne e bambini devastate dall’arrivo di enormi impianti siderurgici.
Le realtà presentate sono tre: il rione Tamburi di Taranto, dove l’Ilva ha messo in piedi l’impianto siderurgico più grande d’Europa; il quartiere Santa Cruz di Rio de Janeiro, dove si trova un’enorme impresa di acciaio della Tkcsa (joint venture ThyssenKrupp-Vale); la zona industriale di Piquiá de Baixo, nella città brasiliana di Açailândia (Stato del Maranhão), circondata dagli altoforni della Viena Siderúrgica, della Gusa Nordeste e del Grupo Queiróz Galvão Siderurgia.
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