
Il Brasile torna a discutere di marco temporal, la legge che infliggerebbe un duro colpo alle terre degli indigeni. Ora la parola spetta al Senato. E a Lula.
Dopo due settimane di proteste, non è ancora stata pubblicata la controversa sentenza della Corte costituzionale che di fatto vieta l’aborto in Polonia.
A seguito delle proteste oceaniche che nelle ultime settimane hanno invaso le strade e le piazza della Polonia, il governo si prende del tempo per decidere se confermare le ulteriori restrizioni alla già severa legislazione sull’aborto. Con una sentenza del 22 ottobre, infatti, la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima l’interruzione di gravidanza anche in caso di gravi malattie o malformazioni del feto, rendendo praticamente impossibile ricorrere alla pratica.
Finché non verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, spiega però il quotidiano Guardian, la sentenza non avrà alcun potere legale. Questo passaggio formale era previsto per lunedì 2 novembre, ma la data è passata e sembra che l’esecutivo stia riflettendo in merito. “C’è una discussione in corso, e potrebbe essere opportuno prendersi un po’ di tempo per il dialogo e per la ricerca di un nuovo orientamento in questa situazione, che è complessa e suscita forti emozioni”, ha dichiarato Michał Dworczyk, a capo dell’ufficio del primo ministro Mateusz Morawiecki.
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Migliaia di persone hanno bloccato le strade di diverse città in Polonia per protestare contro la decisione della Corte Costituzionale di un divieto quasi totale dell’aborto.
Per le donne polacche, d’ora in poi sarà pressoché impossibile ricorrere all’aborto. È il risultato di una sentenza della Corte costituzionale.
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