
Dopo l’appello di febbraio Abdullah Öcalan, ora la fine del Pkk è realtà. La decisione è stata presa nel corso del 12esimo Congresso del partito.
Dopo due settimane di proteste, non è ancora stata pubblicata la controversa sentenza della Corte costituzionale che di fatto vieta l’aborto in Polonia.
A seguito delle proteste oceaniche che nelle ultime settimane hanno invaso le strade e le piazza della Polonia, il governo si prende del tempo per decidere se confermare le ulteriori restrizioni alla già severa legislazione sull’aborto. Con una sentenza del 22 ottobre, infatti, la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima l’interruzione di gravidanza anche in caso di gravi malattie o malformazioni del feto, rendendo praticamente impossibile ricorrere alla pratica.
Finché non verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, spiega però il quotidiano Guardian, la sentenza non avrà alcun potere legale. Questo passaggio formale era previsto per lunedì 2 novembre, ma la data è passata e sembra che l’esecutivo stia riflettendo in merito. “C’è una discussione in corso, e potrebbe essere opportuno prendersi un po’ di tempo per il dialogo e per la ricerca di un nuovo orientamento in questa situazione, che è complessa e suscita forti emozioni”, ha dichiarato Michał Dworczyk, a capo dell’ufficio del primo ministro Mateusz Morawiecki.
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Dopo l’appello di febbraio Abdullah Öcalan, ora la fine del Pkk è realtà. La decisione è stata presa nel corso del 12esimo Congresso del partito.
Da una settimana grandi proteste stanno riempiendo le strade di numerose città polacche, dopo che la Corte costituzionale ha reso praticamente impossibile alle donne ricorrere all’aborto. Con una sentenza del 22 ottobre la Polonia ha infatti escluso la possibilità di abortire anche in caso di malformazioni del feto, rendendolo solamente legale in caso di incesto,
Per le donne polacche, d’ora in poi sarà pressoché impossibile ricorrere all’aborto. È il risultato di una sentenza della Corte costituzionale.
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