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I produttori di armi ci stanno guadagnando dagli attacchi di Parigi, c’è da scommetterci
I più grandi fabbricanti di armi al mondo hanno visto un aumento delle loro quotazioni al primo giorno di riapertura delle borse dopo gli attacchi di Parigi che hanno causato la morte di 129 persone. Euronext Paris, infatti, non ha subito un crollo, andamento tipico dopo gli attacchi terroristici avvenuti in passato. A parte le società legate al turismo e ai viaggi, come
I più grandi fabbricanti di armi al mondo hanno visto un aumento delle loro quotazioni al primo giorno di riapertura delle borse dopo gli attacchi di Parigi che hanno causato la morte di 129 persone. Euronext Paris, infatti, non ha subito un crollo, andamento tipico dopo gli attacchi terroristici avvenuti in passato. A parte le società legate al turismo e ai viaggi, come la compagnia aerea Air France-Klm le cui azioni sono scese del 6 per cento.
L’andamento delle azioni dei produttori di armi dopo Parigi
I mercati azionari degli Stati Uniti, paese che esporta il maggior numero di armi al mondo, hanno registrato una crescita costante nelle loro sedi di New York, dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre. La Lockheed Martin è la più grande azienda di armamenti al mondo, secondo la classifica stilata nel 2013 dallo Stockholm international peace research institute (Sipri) che segue gli spostamenti di armi fin dal 1950. La Lockheed, che produce il missile Hellfire, una delle armi usate dagli Stati Uniti per colpire l’Isis in Siria, ha visto aumentare le proprie quotazioni del 3,5 per cento dal giorno degli attacchi al lunedì successivo, registrando una crescita del 2,3 per cento da allora.
Un’altra società, la Raytheon ha registrato la sua seconda crescita più grande in tre anni, guadagnando un 4 per cento il 16 novembre. Le sue azioni sono aumentate dell’8 per cento dal 13 novembre. Nella classifica dei maggiori produttori di armi del Sipri, la Northrop Grumman si posiziona subito dopo la Raytheon, con un aumento delle quotazioni maggiore al 5 per cento, mentre il produttore statunitense di droni AeroVironment ha guadagnato un 10 per cento dal giorno degli attacchi.
Rialzi di questo tipo non hanno coinvolto solo i produttori di armi negli Stati Uniti. In Italia, per esempio, Finmeccanica ha guadagnato il 10 per cento a Piazza Affari rispetto alle quotazioni con cui aveva chiuso il 13 novembre. L’azienda francese Thales ha guadagnato più del 3 per cento sulla Borsa di Parigi prima della chiusura dei mercati il 16 novembre. Entrambe le aziende citate fanno parte della top ten dei produttori di armi più importanti al mondo.
Speculazione dei bilanci di difesa in aumento
Giornalisti finanziari e analisti dell’industria della difesa segnalano che i titoli legati ad aziende produttrici di armamenti hanno registrato un’impennata perché gli investitori puntano sui paesi caratterizzati da una spesa militare in crescita. Un’idea confermata dal discorso del presidente francese François Hollande al parlamento. Il presidente ha in effetti annunciato che il paese avrebbe aumentato le forze di sicurezza e avrebbe evitato tagli occupazionali al settore della difesa, dichiarando che “la Francia è in guerra con l’Isis”. le forze armate francesi hanno condotto attacchi aerei contro la roccaforte dell’Isis a Raqqa per due giorni consecutivi, il 15 e 16 novembre, in contemporanea ad altri obiettivi in Siria e Iraq.
Da quando l’Isis ha fatto la sua comparsa nell’aprile 2013, l’industria della difesa ha guadagnato molto nelle borse valori di tutto il mondo. Ad esempio, secondo il Sydney Morning Herald, i prezzi delle azioni della Northrup Grumman e della Thales sono aumentati del 160 per cento, mentre quelli della Lockheed Martin del 150 per cento. Ecco come l’industria della difesa trae benefici economici dall’inasprimento dei conflitti in Medio Oriente e dal terrorismo internazionale che a sua volta gli permette di continuare a sfornare proprio gli strumenti che rendono possibile questa violenza.
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