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Acqua e sale. Sono queste le componenti principali che hanno dato vita al progetto ReaPower, coordinato dall’Università di Palermo e realizzato presso le saline Ettore Infersa di Marsala. Il sistema è in grado di produrre elettricità sfruttando i diversi gradienti salini dell’acqua salata e salmastra. ReaPower utilizza la cosiddetta elettrodialisi inversa (in gergo Sgp-Re), e
Acqua e sale. Sono queste le componenti principali che hanno dato vita al progetto ReaPower, coordinato dall’Università di Palermo e realizzato presso le saline Ettore Infersa di Marsala. Il sistema è in grado di produrre elettricità sfruttando i diversi gradienti salini dell’acqua salata e salmastra.
ReaPower utilizza la cosiddetta elettrodialisi inversa (in gergo Sgp-Re), e sfrutta la differente concentrazione salina tra l’acqua di mare e l’acqua salmastra per produrre elettricità a basso costo e rinnovabile. La tecnologia consiste nell’estrazione dell’energia osmotica che si instaura tra due soluzioni saline a differente concentrazione: una volta miscelate si forma infatti una corrente ionica, attraverso una membrana osmotica, che può essere “catturata” e utilizzata per produrre elettricità ad impatto ambientale zero e in qualsiasi condizione.
La differenza con le fonti rinnovabili oggi a disposizione è appunto quella di non essere intermittente. Sole e vento non sono sempre costanti. “Penso che avere un’altra fonte di energia rinnovabile sia di fondamentale importanza al giorno d’oggi”, spiega Adriana D’Angelo, ricercatrice che ha partecipato al progetto ReaPower. “Grazie a questa nuova tecnologia sarebbe sempre possibile produrre corrente elettrica, a differenza dell’energia solare ed eolica per le quali in mancanza di sole e vento bisogna ricorrere alle scorte immagazzinate in precedenza”.
Dal sito ufficiale del progetto si spiega che in un’unità con una membrana di 42 mila metri quadrati, con flussi in entrati di 130 litri l’ora, si è in grado di produrre 450 kW di potenza.
“Una stima indica in 10 Terawattora anno l’energia ottenibile da gradienti salini disponibili sul territorio italiano, una quantità analoga a quanto generato dalla fonte eolica nel 2012 in Italia”, spiega Giorgio Micale, docente di teoria dello sviluppo dei processi chimici a Repubblica. “Per quanto riguarda la Sicilia lo sfruttamento dei gradienti salini può consentire la produzione di energia elettrica per una quantità dell’ordine di 100 gigawattora”.
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