Il mestiere dei rider continua ad operare in una zona d’ombra delle legislazioni statali. La maxi-multa comminata al colosso Glovo riporta l’attenzione sulle condizioni di lavoro dei fattorini.
Glovo, che opera nello stesso settore di mercato di aziende come Deliveroo e JustEat, non aveva aggiornato i contratti alla “legge Rider” del governo spagnolo.
Una proposta della Commissione europea potrebbe costringere le società a riclassificare alcuni dei loro lavoratori come dipendenti.
Sotto il sole o con la pioggia, i rider sono diventati una presenza costante in tutte le strade d’Italia. Ogni giorno, i fattorini su due ruote consegnano cibo in migliaia di case dopo aver ricevuto un ordine via app. Nonostante un ruolo ormai consolidato, che durante i lockdown fu quasi essenziale, i rider sono spesso inquadrati dalle società di consegna come lavoratori autonomi e non come dipendenti. Eppure, molti rider svolgono esclusivamente questo impiego che li tiene impegnati come una normale giornata lavorativa e che per questo non può essere considerato solo come un lavoro a chiamata o part-time. Per porre rimedio al vuoto legislativo, il governo spagnolo ha emanato nel 2021 la cosiddetta “legge Rider”, che obbliga le piattaforme di consegna di cibo basate su app che operano nella nazione europea a rendere i loro ciclo-fattorini dei dipendenti a pieno titolo. Una delle aziende più note del settore, Glovo, è stata multata per non aver rispettato la nuova legge.
La società ha dovuto pagare 79 milioni di euro allo stato spagnolo per aver violato la normativa, nota in lingua spagnola come Ley rider. Il quotidiano El Pais riporta che la sanzione milionaria è stata comminata perché la startup aveva più di 10mila lavoratori falsamente classificati come autonomi, mentre secondo dipartimento del Lavoro i corrieri avevano un rapporto di lavoro diretto e continuativo con la società. La multa è arrivata dopo un’indagine nei distretti di Barcellona e Valencia, ma in passato Glovo era stata multata per lo stesso motivo nelle città di Siviglia e Tarragona.
🚲Jesús Gallego (@UGT_INT) en un seminario sobre plataformas digitales, subraya que la #LeyRider, fruto del diálogo social, ha tenido una gran repercusión internacional
👉Varios países han iniciado procesos para mejorar las condiciones de los ridershttps://t.co/TaGAXXL1tf
“Stiamo parlando di persone che in realtà non sono lavoratori autonomi, quindi l’intero peso della legge ricade sull’azienda“, ha affermato il ministro del Lavoro spagnolo Yolanda Díaz. Essere inquadrati come autonomi significa che i rider non solo non possono godere dei vantaggi riservati ai dipendenti, ma devono anche provvedere personalmente al pagamento delle tasse. L’entrata in vigore della legge Rider non ha però fatto modificare i contratti dei fattorini di Glovo. In un comunicato aziendale rilanciato dai giornali spagnoli, Glovo ha annunciato che presenterà ricorso contro quella che considera una “decisione unilaterale”. E afferma che il caso risale a prima che la Spagna modificasse le sue leggi sul lavoro nel 2021.
L’Unione europea punta a difendere i fattorini
L’emittente Euronews afferma che è in preparazione una proposta della Commissione europea – la prima del suo genere al mondo – che potrebbe costringere Glovo, UberEats, Deliveroo e altre società di consegna online a inquadrare alcuni dei loro lavoratori come dipendenti, in modo simile a quanto prevede, appunto, la legge Rider spagnola. La bozza della normativa è già stata preparata e in caso di approvazione potrebbe entrare in vigore nel 2025.
In tal caso, le nazioni dell’Unione europea potrebbero vedere un aumento compreso tra 1,6 miliardi e 4 miliardi di euro degli introiti fiscali. In Italia, l’associazione Deliverance Milano che si batte per i diritti dei rider, lamenta che negli ultimi mesi le paghe sono sprofondate sino a 2,50 euro per corse di oltre 10 chilometri. L’arrivo di leggi e nuove normative permetterà maggiore chiarezza su uno degli impieghi simbolo dell’era di internet.
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