
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Si è conclusa con successo la più grande operazione di trasporto di rinoceronti bianchi. Trenta animali ora vivranno in Ruanda, al sicuro dal bracconaggio.
È buio all’aeroporto internazionale di Kigali, in Ruanda, quando si apre lo sportello del Boeing 747 appena atterrato. Attorniata da una squadra di operatori, la piattaforma elevatrice si avvicina e scarica, uno dopo l’altro, trenta ingombranti container. Dentro a ciascuno di loro c’è un rinoceronte bianco che ha viaggiato per più di 3.400 chilometri, nella più grande operazione di trasferimento mai intrapresa per questi maestosi animali selvatici.
L’iniziativa è stata annunciata pubblicamente lunedì 29 novembre ed è l’esito della collaborazione tra il Consiglio per lo sviluppo del Ruanda, la ong African Parks (che gestisce 19 parchi nazionali e aree protette in 11 paesi) e l’operatore turistico andBeyond, con il sostegno finanziario della Howard G. Buffett Foundation. Il viaggio dei rinoceronti è partito dalla riserva di Phinda, in Sudafrica, con destinazione parco nazionale dell’Akagera, in Ruanda, a più di 3.400 chilometri di distanza.
Un’iniziativa di portata storica che vuole creare un nuovo habitat sicuro per il rinoceronte bianco (Ceratotherium simum), catalogato come “prossimo alla minaccia” nella lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Oggi in natura ne rimangono poco più di 10mila esemplari adulti, quasi tutti tra Sudafrica, Namibia, Kenya, Botswana e Zimbabwe. La minaccia numero uno è il bracconaggio. A fare gola ai trafficanti è soprattutto il loro corno, tuttora impiegato nella medicina tradizionale per curare una serie di patologie che vanno dalla febbre al cancro.
Da quando è stato fondato nel 1934, il parco nazionale dell’Akagera di traversie ne ha vissute tante. Nei momenti di massimo splendore tutelava il 10 per cento della superficie del Ruanda, ma dalla metà degli anni Novanta è stato eroso dall’insediamento di nuovi villaggi. Con gli insediamenti umani sono arrivati anche il degrado ambientale e il bracconaggio, con conseguenze drammatiche per la fauna selvatica.
Da quando è stato preso in gestione dal Consiglio per lo sviluppo del Ruanda e dalla ong African Parks, e sottoposto a leggi più severe, il parco è rinato. Nel 2015 sono stati reintrodotti i leoni, nel 2017 e nel 2019 i rinoceronti neri. Ora è il turno dei rinoceronti bianchi arrivati dal Sudafrica. “L’introduzione in ambienti selvaggi intatti e sicuri è vitale per il futuro di specie vulnerabili come il rinoceronte bianco, sottoposte a notevoli pressioni da part dell’uomo”, sottolinea Peter Fearnhead, amministratore delegato di African Parks.
Per tenere alla larga i bracconieri, ciascun animale è stato dotato di un trasmettitore per consentire il monitoraggio da remoto. L’area è inoltre sorvolata dagli elicotteri di sorveglianza e presidiata da un’unità canina antibracconaggio. Se questa specie tornerà a prosperare anche in Ruanda, sarà un’ottima notizia per la biodiversità ma anche per la popolazione locale, perché la tutela del paesaggio è cruciale per la crescita sostenibile del settore turistico.
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