
Le Alpi stanno diventando più verdi a causa del riscaldamento globale. Dal 1984, le aree con vegetazione sono aumentate del 77 per cento.
La volontà di sfuggire al caldo degli stambecchi supera quella di sfuggire ai lupi, abituati a cacciare di notte.
Ci sono specie che assomigliano alla nostra più di quanto possiamo immaginare. Proprio come noi che, durante l’estate, tendiamo a uscire nelle ore più fresche, gli stambecchi si stanno trasformando in animali sempre più notturni a causa del riscaldamento globale. A svelarlo è uno studio coordinato da un gruppo di ricercatori delle Università di Sassari e di Ferrara, pubblicato il 17 gennaio sulla rivista Proceedings of the royal society B.
L’attività notturna di questi mammiferi, noti per essere dei campioni di arrampicata, aumenta all’aumentare delle temperature, specialmente nelle notti più luminose. I ricercatori sono giunti a questa conclusione monitorando, dal 2006 al 2019, il comportamento di 47 stambecchi delle Alpi (Cabra ibex) nel Parco nazionale del Gran Paradiso e nel Parco nazionale svizzero, grazie all’impiego di collari GPS provvisti di sensori di movimento.
Se da un lato possiamo dire che gli stambecchi denotino una buona capacità di adattamento, dall’altro tutto questo li espone a nuovi rischi. Basti pensare che il loro principale predatore, il lupo, è abituato a cacciare nelle ore notturne. “Ci aspettavamo di registrare una maggiore attività notturna da parte degli stambecchi in Svizzera, dove i lupi non erano presenti (quando è stata effettuata la raccolta dei dati, n.d.r.). Invece, abbiamo assistito all’esatto opposto, registrando un’attività maggiore in presenza dei predatori”, ha spiegato Francesca Brivio, co-autrice dello studio, al quotidiano britannico Guardian.
I dati suggeriscono che anche gli esemplari di sesso femminile si preoccupino più del caldo che dei predatori, anche se il loro comportamento risulta più cauto rispetto a quello dei maschi, specialmente nel caso in cui abbiano dei cuccioli da proteggere. Questo, secondo gli studiosi, supporta l’ipotesi che l’aumento dell’attività notturna possa rappresentare una strategia comune adottata dagli animali endotermi (a sangue caldo) diurni in risposta al riscaldamento globale.
I ricercatori Francesca Brivio, Marco Apollonio e Stefano Grignolio avevano già dimostrato, con uno studio pubblicato su Scientific reports nel 2019, che la crisi climatica influisce sulla distribuzione spaziale degli stambecchi, portandoli a spostarsi verso altitudini più elevate, anche a costo di trovarsi di fronte a una minore disponibilità di risorse alimentari.
Le conclusioni a cui sono giunti sono in linea con quanto osservato dalla dottoressa Cagnacci della fondazione Mach, ovvero il fatto che “sopra i quindici gradi gli stambecchi interrompono le proprie attività: è come se facessero una siesta pomeridiana”. Risulta quindi evidente la necessità di mettere in atto nuove strategie volte a tutelare gli ambienti montani e la fauna alpina.
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