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Il capo dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente americana, Scott Pruitt, nel mirino per viaggi in prima classe e per l’affitto della casa di un lobbista.
Scott Pruitt, numero uno dell’Agenzia per la protezione ambientale (Environment protection agency, Epa) degli Stati Uniti, è finito nel mirino del Congresso per via del quantitativo di denaro speso da quando ricopre la carica. Il dirigente, convinto sostenitore dei combustibili fossili, è stato nominato da Donald Trump alla testa dell’organismo con il chiaro obiettivo di operare una scelta di “rottura”, al fine di ostacolare l’azione di lotta ai cambiamenti climatici.
Ma se l’impulso dell’Epa è stato effettivamente frenato, l’agenzia sembra essere rimasta particolarmente attiva nel sostenere i desiderata dello stesso Pruitt. Le informazioni sono state rivelate dal New York Times, che ha citato fonti anonime a conoscenza della questione: secondo le accuse mosse da alcuni suoi colleghi, infatti, l’ex ministro della Giustizia dell’Oklahoma avrebbe imposto spese “inusuali” per forniture d’ufficio e viaggi in prima classe. Così come per la propria sicurezza: avrebbe chiesto un veicolo blindato e portato a venti il numero di persone che compongono la sua squadra personale di guardie del corpo.
Secondo l’emittente Cbs, inoltre, soltanto per il viaggio in Italia nel luglio del 2017 l’esborso per i contribuenti americani sarebbe stato di circa 120mila dollari. La trasferta fu effettuata in occasione del G7 Ambiente (nota di colore: al termine della visita Pruitt pubblicò anche un tweet nel quale ringraziava il ministro dell’Ambiente italiano per l’accoglienza. “Il prosciutto e la pasta erano deliziosi”, scrisse).
Thank you @glgalletti for the Italian-style welcome to @G7Italy2017. The prosciutto and pasta were delicious! #G7ItalyUS pic.twitter.com/4JBT5hKYL9
— Administrator Pruitt (@EPAScottPruitt) 10 giugno 2017
Da parte sua, l’Epa ha spiegato che tutte le spese hanno rispettato le regole interne. Ma le rivelazioni – assieme ad altre riguardanti altri ministri dell’amministrazione Trump – hanno portato una commissione di vigilanza del Congresso ad esigere audizioni, parlando di “spese stravaganti”. Pruitt, inoltre, è al centro di un altro scandalo sollevato dall’opposizione democratica: a quanto pare il dirigente, da quando è al governo, vive in un appartamento nei pressi della Casa Bianca, a Washington. Una zona lussuosa della capitale americana. Eppure per lui l’affitto è di soli 50 dollari a notte, decisamente più basso della media.
Un’inchiesta giornalistica ha permesso di scoprire che la proprietaria dell’alloggio è una nota lobbista americana, il cui marito è presidente dello studio Williams & Jensen, specializzato nell’esercitare pressione sul governo per conto dei propri clienti. Uno di questi, lo scorso anno, ha ottenuto il via libera dell’Epa per la costruzione di un oleodotto. Non solo: il contratto di affitto di Pruitt prevederebbe perfino che il dirigente possa pagare soltanto le notti in cui utilizza effettivamente l’appartamento: “Clausole così sbilanciate a favore di una parte non esistono sul mercato. Nessun cittadino americano paga l’affitto in questo modo”, hanno sottolineato due deputati democratici.
Major policy differences aside, @EPAScottPruitt‘s corruption scandals are an embarrassment to the Administration, and his conduct is grossly disrespectful to American taxpayers. It’s time for him to resign or for @POTUS to dismiss him. https://t.co/gXWLDffqam
— Rep. Carlos Curbelo (@RepCurbelo) 3 aprile 2018
Anche un parlamentare repubblicano, Carlos Curbelo, ha chiesto apertamente le dimissioni del direttore dell’agenzia, parlando senza mezzi termini di “corruzione”: “Questo scandalo è un’onta per l’amministrazione. Il comportamento di Pruitt rappresenta una profonda mancanza di rispetto per i contribuenti americani. È bene che lasci il proprio posto o che il presidente lo mandi via”. Perfino il capo dello staff di Trump, John Kelly, avrebbe suggerito al presidente di rimuoverlo dall’incarico.
Eppure, per ora la Casa Bianca ha preferito non esprimersi ufficialmente sulla questione. A pagare, per ora, sono stati solo cinque dirigenti dell’Epa. Si tratta, guarda caso, di coloro che hanno per primi puntato il dito contro le spese esagerate del nuovo direttore. Quattro di loro stati assegnati ad altri incarichi o declassati, mentre il quinto sarebbe stato allontanato senza stipendio.
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