
La ong olandese ha annunciato che il suo prototipo, grazie anche alle recenti migliorie, sta catturando i detriti di plastica del Pacific Trash Vortex.
Una scultura a forma di balena, realizzata con 5 tonnellate di plastica recuperata sulle spiagge e alta 12 metri, in mostra alla Triennale di Bruges per sensibilizzare le persone al tema dello spreco e della tutela dei nostri mari.
Una balena scultorea altra più di un edificio di quattro piani e composta da oltre cinque tonnellate di plastica raccolta nell’oceano Pacifico per ricordare i 150 milioni di tonnellate di plastica che inquinano gli oceani. È l’opera creata da Studiokca, uno studio di architettura e design di Brooklyn guidato da Jason Klimoski e Lesley Chang, messo in mostra alla Triennale di Bruges, un itinerario di arte e architettura contemporanea che si tiene nel centro storico della città belga dal 5 maggio al 16 settembre 2018.
La balena ha interpretato il tema della rassegna imperniata quest’anno sul tema della “Liquid City”, su come le nostre società e comunità stanno rappresentando la complessità e le contraddizioni dei nuovi tempi.
La balena di plastica, fatta per ricordare ai visitatori della mostra il problema dell’inquinamento da plastica dei mari, è alta 12 metri e contiene più di 350 metri quadrati di rifiuti di plastica, per un peso di oltre 5 tonnellate raccolte in 4 mesi, che sono davvero ben poco nel mare – è il caso di dirlo – di plastica presente negli oceani di tutto il mondo. La plastica utilizzata da Studiokca arriva direttamente dalle operazioni di pulizia delle spiagge a cui lo stesso Studio ha partecipato collaborando con l’Hawaii Wildlife Fund in diverse operazioni di raccolta dei rifiuti.
[vimeo url=”https://vimeo.com/269683136″]Video Cano Cristales[/vimeo]
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Lo Studio Studiokca ha voluto parlare di “Liquid City” rappresentando il modo con cui tutti noi, nelle nostre città, stiamo alimentando lo spreco con ciò che buttiamo. I rifiuti riempiono i nostri oceani e i nostri mari, si depositano sulle coste, deturpando l’ambiente e mettendo in pericolo la flora e la fauna marina. Si stima che ogni anno siano otto milioni le tonnellate di plastica che fluttuano negli oceani. L’80 per cento di questi rifiuti è di origine antropica e proviene dalla terra ferma, mentre il restante 20 per cento arriva dalle navi – navi da crociera, mercantili o piattaforme marine, come quelle petrolifere.
Counting down the days to your holidays? We wish you a plastic-free Summer break! The EU is doing its part with the #PlasticsStrategy, but keeping #OurOcean & our coasts clean is everyone’s shared responsibility. Are you #ReadyToChange? https://t.co/BA0Vz96Fitpic.twitter.com/XMdTg9kD0W
— EU Maritime & Fish (@EU_MARE) 3 luglio 2018
La Nasa ha costruito alcuni modelli dinamici sull’evoluzione del fenomeno. Secondo i calcoli entro il 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesce. Gli scienziati si chiedono come questo influenzerà l’ecosistema marino e quali ricadute ci saranno sulle forme di vita negli oceani e, in ultima analisi, sull’uomo.
La plastica che si accumula in mare sta creando delle isole di rifiuti galleggianti, come l’isola che si è formata tra la California e le Hawaii: la “Pacific Garbage Patch”, un enorme accumulo di spazzatura galleggiante nell’Oceano Pacifico con un’estensione tra i 700 mila e i 10 milioni di chilometri quadrati. Un’area grande come la Penisola Iberica o addirittura come gli Stati Uniti, dove si sarebbero accumulate tra i 3 ed i 100 milioni di tonnellate di rifiuti.
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