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La ong olandese ha annunciato che il suo prototipo, grazie anche alle recenti migliorie, sta catturando i detriti di plastica del Pacific Trash Vortex.
La notizia che attendevamo da un anno, da quando la macchina per pulire gli oceani è salpata, o addirittura da sette anni, quando l’allora diciannovenne Boyan Slat presentò per la prima volta al mondo la sua visione, è finalmente arrivata. La macchina per raccogliere i rifiuti plastici dal mare sfruttando le correnti oceaniche funziona davvero.
Lo ha annunciato lo scorso 2 ottobre la stessa ong olandese Ocean Cleanup, spiegando che, dopo un anno di test e le modifiche apportate in seguito a un guasto, il macchinario System 001/B raccoglie detriti plastici di ogni tipo e dimensione, dalle microplastiche alle reti fantasma. “Gli ingegneri dell’organizzazione sono riusciti a sviluppare un sistema autonomo che utilizza le forze naturali dell’oceano per catturare e concentrare passivamente la plastica, confermando così il principio più importante alla base del nostro concetto di pulizia”, si legge nel comunicato stampa diffuso da Ocean Cleanup.
Il secondo prototipo è partito da Vancouver lo scorso giugno, dopo che il primo, il System 001, aveva subito un guasto provocato dalla costante esposizione alle onde e al vento. L’obiettivo era il medesimo: ridurre gradualmente l’estensione della più grande isola di plastica del pianeta, il Pacific Trash Vortex. “Dopo aver iniziato questo viaggio sette anni fa, questo primo anno di test indica fortemente che la nostra visione è raggiungibile e che l’inizio della nostra missione di liberare gli oceani dai rifiuti di plastica è a portata di mano”, ha dichiarato Boyan Slat, fondatore e Ceo di Ocean Cleanup.
In seguito al succitato guasto, gli ingegneri hanno effettuato delle modifiche per rallentare la deriva del macchinario, chiamato amichevolmente Wilson, e aiutarlo a mantenere una velocità inferiore rispetto alla plastica. L’obiettivo è stato raggiunto rallentando la macchina con un’ancora galleggiante paracadute, che consente ai detriti di plastica a movimento più rapido di fluttuare nella barriera.
I primi risultati fanno dunque ben sperare, anche perché il System 001/B si è dimostrato capace di intercettare anche le microplastiche, flagello quasi invisibile degli oceani, ma c’è naturalmente ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati da Slat. Il prossimo passo, ha annunciato il giovane imprenditore olandese, è la progettazione di un nuovo macchinario, il System 002, in grado di ripulire vaste aree marine e di trattenere la plastica raccolta per lunghi periodi di tempo, in attesa di essere portata a terra per il riciclaggio. “Il nostro team ha risolto con determinazione immense sfide tecniche per arrivare a questo punto – ha detto Slat in conferenza stampa. – Anche se abbiamo ancora molto lavoro da fare, sarò eternamente grato al team per l’impegno e la dedizione verso la nostra missione e non vedo l’ora di continuare con la prossima fase di sviluppo”.
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