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Anche se la tutela degli animali è stata da poco riconosciuta in Costituzione, il benessere degli esemplari coinvolti nella filiera alimentare non è aumentato.
Quanto vale la violenza sugli animali per la legge italiana? Ancora troppo poco. Spesso infatti le Procure chiedono di archiviare le denunce senza ulteriori verifiche e le pene troppo basse permettono di derubricare i reati in maniera ancora troppo facile. Attraverso il lavoro di inchiesta del team investigativo, Animal Equality ha ottenuto tuttavia un riconoscimento rilevante in sede legale con la messa alla prova del proprietario di un macello nel cremonese, denunciato per maltrattamento sugli animali.
Se la tutela degli animali è stata da poco riconosciuta in Costituzione, i controlli negli allevamenti e gli standard relativi al benessere degli animali coinvolti nella filiera alimentare non sono aumentati. Il processo contro l’impianto di macellazione Zema S.r.l., scaturito grazie alle denunce depositate in Procura da Animal Equality, è un esempio della necessità di garantire forme di monitoraggio più efficaci all’interno dei macelli e pene più severe per chi non rispetta la legge.
A giugno 2021, Animal Equality aveva rilasciato un’inchiesta che mostrava scioccanti e ripetute violenze ai danni dei maiali all’interno del macello Zema, azienda della provincia di Cremona che si occupa di macellazione e lavorazione di carni suine dal 1987, nonché una delle molte aziende che si vanta di rappresentare il Made in Italy sia in Italia che all’estero. Nel video diffuso allora dall’organizzazione si vedono lavoratori e proprietari maltrattare i maiali destinati alla macellazione senza alcun rispetto per le norme minime di benessere animale, con atti di vera e propria inutile crudeltà.
In particolare, le immagini raccolte da Animal Equality – sulla cui base la Procura di Cremona ha chiamato in giudizio il titolare del macello – mostrano un operatore mentre aggancia con un uncino le orecchie di suini non correttamente sottoposti al processo di stordimento, così come altri maiali nello stabilimento; un operatore mentre colpisce alla testa con una pala un suinetto, ne afferra le zampe posteriori e ne sbatte la testa contro il muro fino a immobilizzarlo; un operatore che percuote con bastoni i suini durante la fase di scarico all’interno del macello. I suini feriti sono lasciati senza cure e quelli morti vengono abbandonati tra quelli ancora vivi.
A seguito della denuncia da parte di Animal Equality Italia nei confronti dell’impianto, la Procura di Cremona ha rinviato a giudizio il titolare del macello per maltrattamento di animali e, su richiesta dello stesso, il giudice del Tribunale di Cremona gli ha consentito la messa alla prova, ovvero la possibilità di sospendere il procedimento penale a fronte dello svolgimento di lavori di pubblica utilità e di un risarcimento dei danni.
In relazione a quest’ultimo punto, Animal Equality Italia ed Essere Animali – che si sono costituite entrambe parte civile nel processo – hanno ricevuto da Zema S.r.l. un risarcimento pecuniario, che le associazioni hanno deciso di devolvere a sostegno di enti che offrono rifugio e protezione ad animali salvati da allevamenti intensivi e macelli.
A seguito delle denunce e della pubblicazione dell’inchiesta, inoltre, le istituzioni politiche hanno deciso finalmente di agire: il capodelegazione PD in commissione Agricoltura Mattia Piloni e rappresentanti del Movimento 5 stelle presso la Regione Lombardia hanno presentato un’interrogazione alla Giunta lombarda per chiedere chiarezza sulle immagini raccolte da Animal Equality.
Sebbene il reato ai danni degli animali contestato da Animal Equality sia stato accertato dalla Procura di Cremona, le denunce relative all’inadeguatezza della struttura invece sono state respinte. Le pene previste in Italia per il genere di reati contestati a Zema S.r.l. si sono inoltre rivelate ancora una volta inadeguate.
Eppure, per rendere la persecuzione di questi reati più efficiente, una soluzione già introdotta in diversi paesi come Germania e Olanda potrebbe consistere nell’installazione delle cosiddette smart cameras, telecamere a circuito chiuso con intelligenza artificiale in grado di identificare le violazioni delle norme di benessere animale. Un’altra strada più rispettosa del benessere animale è possibile, gli strumenti per garantirla esistono, allora perché non adottarli?
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