
Preservare i fiumi e la loro biodiversità lungo i confini tra Russia, Cina e Mongolia. È questo l’obiettivo del water defender russo Eugene Simonov.
Le analisi del Cnr confermano le tendenze registrate negli ultimi mesi: un aumento della temperatura di 1,3°C e una delle peggiori siccità degli ultimi due secoli.
Il clima sta cambiando, anche in Italia. Il 2017 infatti verrà ricordato per numerosi record, in negativo: il più siccitoso e uno dei più caldi. Lo confermano i dati elaborati dall’Isac-Cnr (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima) che mostrano come il 2017 sia stato l’anno più secco da 200 anni.
“Con novembre – scrive il Cnr in una nota – si conclude l’anno meteorologico 2017. Dal punto di vista termometrico il 2017 ha fatto registrare, per l’Italia, un’anomalia di +1,3°C al di sopra della media del periodo di riferimento convenzionale 1971-2000, chiudendo come il quarto più caldo dal 1800 ad oggi, pari merito agli anni 2001, 2007 e 2016”.
Un tendenza che si registra ormai a livello globale, dunque, non tralasciando ovviamente il nostro Paese. “Più caldi del 2017 – continua la nota – sono stati solo il 2003 (con un’anomalia di +1,36°C), il 2014 (+1,38°C rispetto alla media) e il 2015 che resta l’anno più caldo di sempre con i suoi +1,43°C al di sopra della media del periodo di riferimento”.
È forse uno degli eventi estremi più visibili: in Italia manca la pioggia, come conferma l’anomalia registrata dal centro di ricerca nel 2017, “che verrà sicuramente ricordato per la pesante siccità che lo ha caratterizzato. A partire dal mese di dicembre del 2016 (primo mese dell’anno meteorologico 2017) si sono susseguiti mesi quasi sempre in perdita: fatta eccezione per i mesi di gennaio, settembre e novembre, tutti gli altri hanno fatto registrare un segno negativo, quasi sempre con deficit di oltre il 30 per cento e, in ben sei mesi, di oltre il 50 per cento”.
Un deficit inferiore alla media del periodo di riferimento 1971-2000, che ha portato i ricercatori ad etichettare il 2017 come “il più secco dal 1800 ad oggi. Per trovare un anno simile bisogna andare indietro al 1945, anche in quell’anno ci furono 9 mesi su 12 pesantemente sotto media”, scrive il Cnr.
La Coldiretti ha fatto sapere che i danni nelle campagne per le coltivazioni e gli allevamenti, sono stati stimati in oltre 2 miliardi di euro. “Particolarmente siccitose – sottolinea la Coldiretti – sono state la primavera, che con il 48 per cento di precipitazioni in meno si classifica al terzo posto stagionale, e l’estate che con il 61 per cento in meno è al quarto. Gli effetti – continua la Coldiretti – si sono fatti sentire dal punto di vista economico ed occupazionale nel periodo più importante per i raccolti. Il valore aggiunto agricolo è crollato del 6,7 per cento nel terzo trimestre 2017 rispetto allo scorso anno e sono andate perse molte opportunità di lavoro stagionale”.
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