Sit, Social innovation teams, è una community non profit che riunisce 34 startup, accomunate dalla volontà di generare un impatto ambientale e sociale positivo.
Sim, Social innovation monitor, è un team internazionale di ricercatori e professori di diverse università.
Entrambi sono fondati da Paolo Landoni, mentor di startup, professore presso il Politecnico di Torino e advisor di LifeGate Way.
Il 23 giugno la sede del coworking Talent Garden nel quartiere Isola, a Milano, era più vivace che mai. Circa 150 persone, tra esponenti di grandi aziende, startup, studenti e studentesse e appassionati, si sono riuniti per conoscersi, discutere di innovazione sociale, scambiarsi idee su come cambiare (in meglio) il modo di fare impresa in Italia e all’estero. L’occasione era l’evento estivo di Sit, Social innovation teams, il primo in presenza dopo due anni di limitazioni dovute alla pandemia.
📸 Ecco qualche scatto della serata del SIT Summer Event B2SI – Business meets Social Innovation. É stato bellissimo vedere la Community riunita! #StayTuned, per rimanere sempre aggiornat- sui prossimi eventi e progetti! pic.twitter.com/mPtTiRff8A
— SIT – Social Innovation Teams (@Socialinnoteams) June 27, 2022
Cos’è Sit, Social innovation teams
Promuovere un nuovo modello economico, più giusto per la società e l’ambiente, è l’obiettivo con cui Social innovation teams (Sit) è stata fondata nel 2011. Oggi è una community non profit che riunisce 34 startup, tutte caratterizzate dalla volontà di generare un impatto ambientale e sociale positivo, e circa mille mentor e talenti. Oltre ad aiutare gli imprenditori con attività di mentoring e networking, Sit sviluppa progetti, eventi e scambi internazionali, ed è presente in diverse università.
Naturale il legame con LifeGate Way, l’ecosistema dedicato a connettere startup basate sui princìpi people, planet e profit. I due progetti, infatti, sono in parte complementari: LifeGate Way si focalizza sulle startup in fase seed, cioè già dotate di un business plan, di prototipi e di un team; Sit accoglie anche le startup che stanno ancora dando forma alla propria idea (sono quindi in fase pre-seed). I due ecosistemi quindi collaborano e si segnalano a vicenda startup meritevoli.
Paolo Landoni: siamo solo all’inizio del cambiamento
Non è un caso se tra gli advisor di LifeGate Way c’è anche il fondatore di Sit, Paolo Landoni, mentor di startup a impatto sociale e professore di imprenditorialità e innovazione presso il Politecnico di Torino e varie business school. “Ho sempre sentito la necessità di un impegno sociale”, racconta a LifeGate. “All’inizio ho fatto politica, ad esempio entrando nel Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu); poi mi sono occupato di cooperazione internazionale con un’associazione e sono stato, ad esempio, in India, Benin, Messico e Kenya. Dopo il dottorato in Ingegneria gestionale, ho scoperto e promosso lo sviluppo delle imprese ‘ibride’, cioè quelle che coniugano all’impatto economico anche quello sociale e ambientale. Tempo fa, questo modello era di nicchia; ora è visibile; ma sono convinto del fatto che siamo solo all’inizio di un cambiamento significativo”.
Anche gli investitori sono sempre più attenti alla sostenibilità
L’attenzione all’impatto sociale e ambientale trova riscontro anche nei numeri. Nel 2019 in Italia c’erano 81 B Corp e 304 benefit corporation; un anno dopo sono, rispettivamente, 105 e 804. Ormai un incubatoresu due segue un’organizzazione a significativo impatto ambientale e sociale, e una quota crescente di investitori (compresi i business angel) si dice disposta anche a rinunciare a una piccola parte di rendimento, pur di supportare organizzazioni che dimostrino di essere sostenibili.
Cosa rispondere, però, a chi teme che ci sia anche una certa dose di greenwashing? “Questo è più un tema delle grandi aziende che hanno risorse ingenti e le investono per orientare, a volte ingannevolmente, i consumatori. Le startup sono più semplici e normalmente al massimo danno un’enfasi a questi temi, perché sanno che i loro potenziali finanziatori sono sensibili”, spiega il professor Landoni. “In ogni caso, secondo me non c’è niente di male nel fatto che questi argomenti oggi siano più popolari. Ben venga che escano dalla nicchia. Ma dobbiamo smascherare chi finge e spingere a fare ancora di più, a spostare avanti la frontiera delle imprese all’avanguardia. Spingiamo per maggiore chiarezza e impegno”.
Social innovation monitor, un team di ricerca internazionale
Questi e altri dati arrivano da un altro progetto coordinato sempre dal professor Landoni: Sim, Social innovation monitor, un team internazionale di ricercatori e professori di diverse università uniti dall’interesse per l’innovazione e l’imprenditorialità a impatto sociale e ambientale. Sim pubblica quattro diversi report, rispettivamente su business angel e startup a significativo impatto sociale (in Italia), incubatori e acceleratori (in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito) e microcredito (in Europa). “Il sistema ha bisogno di questi dati per capire come migliorare, in sinergia con le istituzioni e non solo”, conclude il professor Landoni.
Fino al 24 marzo sono aperte le iscrizioni a Fineco Impact, la challenge che premia i progetti sostenibili che coinvolgono territori e comunità locali.
Viceversa ha portato in Italia il revenue based financing, cioè il finanziamento delle startup basato sul fatturato: “Scommettiamo sulla loro crescita condividendo i rischi”.
Le professioni tradizionali si evolvono, integrando competenze sostenibili. Il Fondo nuove competenze 2024 offre un supporto finanziario essenziale alle imprese italiane, promuovendo l’aggiornamento delle competenze digitali ed ecologiche per rimanere competitive.
Le startup con una vocazione sostenibile sono sempre di più. Questa dimensione diventa quindi dirimente anche per gli incubatori che le aiutano a crescere.
In Italia ci sono poco più di 1.200 business angel, imprenditori esperti che mettono le loro risorse a disposizione delle imprese che stanno nascendo. Abbiamo intervistato una di loro, Anna Maria Siccardi.