L’obiettivo fame zero è sempre più lontano. Lo dimostra il rapporto Sofi 2022 dell’Onu

Oggi fino a 828 milioni di persone soffrono la fame: è il 9,8 per cento dell’umanità. Il report Sofi 2022 accende i riflettori sull’impatto della pandemia.

  • Con il report Sofi 2022, le agenzie delle Nazioni Unite hanno pubblicato i dati aggiornati sulla fame nel mondo. L’obiettivo di sconfiggerla, sancito con l’Agenda 2030, appare lontanissimo.
  • Nel 2021 la fame è ancora una realtà 702 milioni di persone, secondo la stima più prudente; 828 milioni, cioè il 9,8 per cento dell’umanità, secondo la stima peggiore.
  • La pandemia ha azzerato anni di progressi, ed è lecito pensare che la guerra in Ucraina peggiorerà ulteriormente la situazione.
  • L’insicurezza alimentare riguarda 2,3 miliardi di persone, cioè poco meno del 30 per cento dell’umanità.

L’Italia ha 59,5 milioni di abitanti. Moltiplichiamo questa cifra per 14 e otterremo il numero di persone che hanno sofferto la fame nel corso del 2021. La fame, quella che la comunità internazionale aveva promesso solennemente di sconfiggere, infatti è ancora una realtà per 702 milioni di persone, secondo la stima più prudente; 828 milioni, cioè il 9,8 per cento dell’umanità, secondo la stima peggiore. È il dato chiave del report Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2022 (Sofi 2022), il più autorevole studio sulla fame nel mondo, redatto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) insieme a Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Programma alimentare mondiale (Wfp) e Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

L’impatto della pandemia spiegato dal rapporto Sofi 2022

Lo scoppio della pandemia è l’evento che ha spazzato via anni di progressi, portando quasi 150 milioni di individui in più a soffrire la fame nell’arco di appena due anni: 103 milioni tra il 2019 e il 2020 e altri 46 tra il 2020 e il 2021. Per avere un termine di paragone, la popolazione della Russia ammonta a 146 milioni di persone. “La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente evidenziato le fragilità dei nostri sistemi agroalimentari e le disuguaglianze nelle nostre società, facendo aumentare ulteriormente la fame nel mondo e la grave insicurezza alimentare”, si legge nella prefazione.

E il report Sofi 2022 ancora non può tenere conto delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina – cioè due dei principali produttori mondiali di cereali, olio di semi e fertilizzanti – né dell’impennata dei prezzi che ne è conseguita. Un’ulteriore emergenza, stavolta geopolitica, che ha infierito su catene di approvvigionamento globali già compromesse dalla pandemia e messe a rischio dagli eventi meteo estremi legati ai cambiamenti climatici.

fame nel mondo, pandemia
La pandemia ha peggiorato la situazione della fame nel mondo © Danilo Pinzon/World Bank

Due africani su dieci soffrono la fame

La fame è una realtà per due africani su dieci, per un totale di 278 milioni di persone; per 9 asiatici su 100, cioè 424,5 milioni di persone; e per l’8,6 per cento degli abitanti dell’America latina e dei Caraibi, per un totale di 54,6 milioni di persone. Questi valori sono calcolati sulla stima intermedia, all’interno della forbice compresa tra 702 e 828 milioni di persone nel mondo.

Le previsioni per il 2030 non sono rosee. Vedono infatti un miglioramento della situazione in Asia (con 294,5 milioni di affamati) compensato, però, da un ulteriore inasprimento in Africa, dove si rischia di sfondare il tetto dei 310 milioni di individui che soffrono la fame.

In Italia 1,2 milioni di persone sono rimaste a digiuno

Le percentuali di popolazione alle prese con la fame risultano molto più basse in Oceania (5,8 per cento) ed Europa e nord America, dove si mantengono entro il 2,5 per cento. Ma ciò non significa che il problema non ci riguardi in prima persona, com’è evidente se si analizza l’altro indicatore fondamentale, cioè l’insicurezza alimentare. Quest’ultima può essere moderata, quando si è costretti a ridurre la qualità e la quantità del cibo pur di poterselo permettere, o severa, quando per difficoltà economiche si rimane a digiuno per almeno un giorno.

Nelle sue varie manifestazioni, l’insicurezza alimentare riguarda 2,3 miliardi di persone, cioè poco meno del 30 per cento dell’umanità. Rispetto alla vigilia della pandemia sono 350 milioni in più: più dell’intera popolazione degli Stati Uniti. Nella nostra Italia, 1,2 milioni di persone versano in uno stato di insicurezza alimentare severa. Si tratta dell’1,9 per cento dei residenti. In Asia tale percentuale sale al 10,5 per cento, in America latina e nei Caraibi al 14,5 per cento e in Africa al 23,4 per cento.

Sempre più lontano l’obiettivo Fame zero

Era il 2015 quando i 197 paesi membri delle Nazioni Unite varavano l’Agenda 2030, il cui secondo obiettivo prevede di “azzerare la fame, raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. All’epoca soffrivano la fame circa 670 milioni di persone, cioè l’8 per cento della popolazione globale. Da allora tale numero è rimasto pressoché stabile fino all’anno spartiacque, il 2020. Nel 2021, a poco meno di metà percorso, sono salite fino a un massimo di 828 milioni. Stando alle proiezioni del rapporto Sofi 2022, nel 2030 saranno di nuovo quasi 670 milioni, praticamente come quindici anni prima. Un fallimento su tutta la linea. Cifre che il presidente del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Gilbert F. Houngbo, definisce “sconfortanti per l’umanità”.

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