Il caso del presunto sondaggio di Facile.it che dà la colpa ai ciclisti

Il sito Facile.it ha redatto una classifica che avrebbe dovuto far emergere le principali regole non rispettate da chi va in bicicletta, presentata dapprima come un sondaggio, poi come uno studio. In breve tempo questa presunta classifica è stata rilanciata da siti e testate, comprese agenzie di stampa come Ansa e Agi, fino al sito Roma mobilità

Il sito Facile.it ha redatto una classifica che avrebbe dovuto far emergere le principali regole non rispettate da chi va in bicicletta, presentata dapprima come un sondaggio, poi come uno studio. In breve tempo questa presunta classifica è stata rilanciata da siti e testate, comprese agenzie di stampa come Ansa e Agi, fino al sito Roma mobilità che è un riferimento per il trasporto pubblico di Roma.

ciclista cane guinzaglio
Uno dei comportamenti più diffusi, tra quelli che i ciclisti dovrebbero evitare secondo la classifica stilata da Facile.it, è il portare il proprio cane al guinzaglio mentre si pedala. Foto © Matthew Lloyd/Getty Images

Le regole non rispettate secondo il presunto sondaggio sui ciclisti di Facile.it

I ciclisti si ritrovano spesso il dito contro puntato come se il problema da risolvere sulle strade fosse la loro presenza, che in realtà porta benefici alla società e all’ambiente e non problemi. Nel comunicato sul cosiddetto sondaggio sui ciclisti diffuso da Facile.it si passa nel giro di poche righe da “regole non rispettate” a “gravi leggerezze”, definendo poi quali sarebbero queste leggerezze commesse. In testa alla lista c’è l’assenza di faretti e catarifrangenti mentre al secondo posto c’è il mancato utilizzo del casco, che non è un obbligo secondo il codice della strada sebbene sia consigliato l’uso. La mancata presenza di uno specchietto retrovisore, pur essendo utile nelle strade trafficate, non rientra né in una grave leggerezza, né in una mancata ottemperanza da parte dei ciclisti.

Il sondaggio sui ciclisti di Facile.it non era un vero sondaggio

Facile.it ha riportato alcuni dati come quelli che indicano la morte di un ciclista ogni 32 ore, con un aumento di decessi di quasi il 10 per cento in un anno. L’accostamento, però, è stato fatto sul mancato rispetto delle regole, rischiando di dare l’idea che questi risultati siano sempre colpa dei ciclisti.

La reazione di chi si muove in bicicletta rischiando di essere investito tutti i giorni non poteva tardare. Manuel Massimo, direttore di Bikeitalia, ha successivamente constatato che qualcosa non quadrava da quanto riportato da Facile.it, scoprendo che il presunto sondaggio da cui sono scaturite le numerose pubblicazioni sul web non avrebbe valore statistico.

In fondo al comunicato anche Facile.it fa riferimento a un’indagine dopo aver scritto: “Il sondaggio, realizzato lo scorso novembre su un campione di circa mille italiani maggiorenni, ha evidenziato come in cima alle regole non rispettate dai ciclisti ci sia quella di dotare la bicicletta di faretti e catarifrangenti (87 per cento), seguita a poca distanza dal mancato utilizzo del casco (71 per cento)”.

Manuel Massimo ha così cominciato a mandare mail a Facile.it e alle testate giornalistiche per ottenere una rettifica dopo aver ripetutamente chiesto a Facile.it se si trattasse di un vero sondaggio, la cui risposta alla fine è stata negativa. Il lavoro di Massimo ha portato alla cancellazione di articoli come fatto da Ansa o Roma mobilità, o a rettifiche, come ha fatto Agi.

Il direttore di Bikeitalia ha poi ritenuto che questa fosse una fake news, una bufala, spiegando che Facile.it avrebbe creato questa classifica, tramite indagine sul proprio sito in quanto società che propone assicurazioni. La diffusione di questi dati “notiziabili” avrebbe così spinto un prodotto assicurativo dedicato a chi va in bicicletta, come si evince dalla pubblicazione del primo link nel comunicato “I comportamenti pericolosi dei ciclisti”.

L’azione di Manuel Massimo e le proteste dei ciclisti sono riuscite a rallentare la diffusione di articoli basati sulla convinzione che quello di Facile.it fosse un sondaggio. Resta però l’atteggiamento generale che in Italia si ha ancora nei confronti dei ciclisti, tanto da riuscire ad addossare le responsabilità delle morti su due ruote quasi unicamente a chi si muove in bicicletta, quando le responsabilità andrebbero ripartite anche con gli altri mezzi di trasporto.

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