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Spesso introdotte dall’uomo, le specie aliene causano enormi danni agli ecosistemi, alla salute e alle economie locali. 12 i miliardi di euro solo in Europa.
In un mondo globalizzato e in continuo mutamento, sono molte le specie di piante e animali che trovano nuovi modi per colonizzare habitat al di fuori della propria area di origine, minacciando di conseguenza le comunità indigene e i delicati equilibri che si sono formati nel tempo.
Una vera e propria invasione da parte di specie aliene, che sta seriamente minacciando l’Europa e l’area del Mediterraneo in particolare. È questo l’allarme lanciato dagli scienziati dell’Ispra, in occasione del lancio del progetto europeo Life Asap (Alien species awareness program), cofinanziato dalla Commissione Europea. L’iniziativa ha l’obiettivo di ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive e mitigare i loro impatti, aumentando la consapevolezza della cittadinanza italiana.
Un fenomeno in costante crescita tanto che negli ultimi anni ha registrato un aumento del 76 per cento in Europa, e del 96 per cento in Italia, affermano gli esperti. In Italia sono 3mila le specie aliene, di cui il 15 per cento invasive. Ovvero capaci di danneggiare il patrimonio naturale e di mettere a repentaglio l’esistenza stessa di quelle alloctone. Una minaccia alla biodiversità che costa all’Unione europea 12 miliardi di euro l’anno.
I responsabili di questa invasione sono, da una parte il commercio di animali e piante proveniente da paesi lontani dal vecchio continente, ma che qui trovano condizioni ecologiche favorevoli. C’è poi l’introduzione volontaria per le attività di pesca sportiva e venatoria, o il rilascio da parte degli stessi cittadini che rinunciano all’animale da compagnia, o la fuga dagli allevamenti. Emblematici i casi delle nutrie, dello scoiattolo grigio, del gambero rosso della Louisiana.
“Il problema dell’introduzione intenzionale o inconsapevole delle specie aliene riguarda moltissimi settori della società, dai pescatori ai cacciatori, dai vivaisti ai professionisti in campo agricolo e forestale”, ha dichiarato Piero Genovesi, responsabile del servizio consulenza di Ispra e project manager. “Per questo occorre promuovere la partecipazione attiva della popolazione nelle attività di risposta alle specie invasive, incoraggiando comportamenti responsabili che riducano il rischio di ulteriori introduzioni indesiderate. Occorre informare di più e meglio i cittadini, perché solo così è possibile ridurre i rilasci in natura di animali e piante invasive e perché senza una consapevolezza del problema è difficile comprendere la necessità degli interventi di controllo finalizzati al recupero degli equilibri naturali”.
L’iniziativa andrà a coinvolgere principalmente gli attori del mercato vivaistico e commerciale, nonché i cacciatori, i pescatori sportivi e i progettisti del verde. Una promozione di buone pratiche attraverso incontri, seminari e tavole rotonde, e l’adozione di codici di condotta volontari. Si tratterà poi di informare la cittadinanza: ecco allora sentieri natura di informazione sulle specie aliene invasive nelle aree protette e negli Orti botanici e dei materiali informativi distribuiti negli aeroporti, tra i maggiori canali di entrata delle specie aliene, insieme ai porti.
La lista è estremamente lunga, come dimostra il Global Invasive Species Database. Tra queste:
Originaria dell’America settentrionale risulta essere nell’elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo. Questa testuggine compete con la testuggine palustre autoctona (Emys orbicularis), segnalata come in forte diminuzione, sia per il cibo che per il territorio. È ormai diffusa su tutto il territorio nazionale: si stima che in Italia ogni anno giungano circa 900.000 testuggini invasive.
Originaria del Sud America, la nutria è utilizzata da secoli per la sua pelliccia in allevamenti intensivi. Gli individui fuggiti hanno colonizzato intere aree in tutto il mondo, tanto che in Italia risulta essere un problema per gli agricoltori e per gli ambienti acquatici quali canneti e argini fluviali. È particolarmente diffusa nella Pianura Padana e nel Centro Italia.
Originario del sud-est asiatico, è stato accidentalmente introdotto in Francia del sud da cui si è poi diffuso in Spagna, Portogallo, Belgio e, a partire dal 2012, in Italia. Insetto pericoloso perché è un predatore di api e bombi, che non hanno evoluto sistemi di difesa contro questo predatore. Attualmente il calabrone è noto essere presente in Piemonte e Liguria.
Originaria del Caucaso, è stata importata in Europa alla fine del 19mo secolo come pianta ornamentale. È una pianta molto pericolosa per l’uomo prché produce una linfa che rende la pelle estremamente sensibile ai raggi ultravioletti, che possono causare ustioni anche mortali. Oggi è presente in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna e cresce facilmente anche lungo i fiumi.
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