
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Quattro volontari di un’organizzazione umanitaria americana sono sotto processo per aver dato da bere ai migranti assetati nel deserto dell’Arizona.
Trovare un’accezione negativa a concetti come solidarietà o aiuti umanitari non è facile, ma alcuni aspetti della società moderna arrivano a mettere in dubbio perfino questi valori. I volontari dell’associazione americana No more deaths sono sotto processo per aver lasciato bottiglie d’acqua nel deserto dell’Arizona, utilizzato dai migranti messicani intenzionati ad entrare negli Stati Uniti senza permesso.
Nonostante le intenzioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di costruire un muro al confine con il Messico, sono ancora tanti i cittadini messicani e di altri paesi dell’America centrale che ogni giorno cercano di entrare. A piedi, camminando nel deserto dell’Arizona, del New Mexico o del Texas, i migranti viaggiano giorno e notte in condizioni difficili e al limite delle possibilità umane. Spesso, dopo essere rimasti senza viveri e acque, abbandonati o truffati dagli “scafisti” del deserto che chiedono soldi per questo tipo di viaggio, alcuni camminatori trovano la morte per disidratazione o per ipotermia nelle gelide notti dell’Arizona. Secondo alcuni dati, ci sono stati almeno 5.000 decessi per queste cause negli anni passati.
Leggi anche: La carovana dei migranti è composta da molti rifugiati climatici, ma questo status ancora non esiste
#DropTheCharges #HumanitarianAidIsNeverACrime #WaterNotWalls. https://t.co/zgYTve704G pic.twitter.com/Oj4lQzqfob
— No More Deaths (@NoMoreDeaths) March 9, 2019
Dal 2004 l’associazione umanitaria No more deaths (basta morti) si occupa di lasciare acqua e cibo nelle zone più aride del deserto dell’Arizona per aiutare i migranti dispersi e in difficoltà. Negli ultimi anni, complice l’inasprimento delle leggi americane che danno ampi poteri agli agenti della polizia di frontiera statunitense (United States border patrol), i migranti messicani hanno scelto tragitti sempre più tortuosi e difficili per raggiungere gli Usa dal deserto. Il governo americano ora ha deciso di processare quattro volontari di No more deaths per aver favorito l’immigrazione illegale. Gli agenti federali ci tengono a precisare che loro stessi si trovano spesso nella condizione di dover salvare migranti in pericolo nel deserto, ma secondo i volontari gli agenti di frontiera non è interessato alla salvezza di questi camminatori. L’associazione No more deaths ha riunito in un video le reazioni dei poliziotti alla vista di borracce d’acqua lasciate dai volontari per i migranti.
Nella città di Tucson, in Arizona, c’è stata la prima udienza contro i volontari di No more deaths. Un giudice, dopo che gli avvocati dell’accusa avevano incolpato i volontari di dare “false speranze” ai migranti, ha optato per una pena lieve: sono state tolte le accuse federali e c’è stata solo una multa di 250 dollari per essere entrati nel parco naturale Cabeza Prieta national wildlife refuge. Un altro volontario però, Scott Warren, è ancora sotto processo e rischia fino a sei anni di carcere con l’accusa di aver favorito l’immigrazione illegale di individui stranieri. “Il governo ha deciso di criminalizzare l’atto di dare a qualcuno che sta morendo di sete un po’ d’acqua – ha detto la portavoce di No More Deaths Catherine Gaffney – noi andiamo ancora ogni giorno nel deserto e mettiamo bottiglie d’acqua nei sentieri. Continueremo il nostro lavoro per prevenire altre morti”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.
Il cardinale Robert Francis Prevost è il nuovo Pontefice della Chiesa cattolica, successore di Jorge Mario Bergoglio. Ha scelto il nome di Leone XIV.
Un libro raccoglie storie ed esperienze dei primi quattro decenni di Fondazione Cesvi. Abbiamo intervistato il suo autore, il Presidente onorario Maurizio Carrara.
Il ritratto di un bambino mutilato a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza ha vinto il World press photo 2025, il concorso fotografico che da 70 anni documenta le complessità del presente.
Il parlamento dell’Ungheria ha approvato una nuova stretta repressiva che inserisce in Costituzione il divieto a manifestazioni come il Pride.
Abbiamo chiesto a chi sta vivendo i tagli voluti dal governo di Washington, di raccontarci la loro esperienza. A rischio il progresso e il futuro stesso del nostro pianeta.
In Italia il 35 per cento di padri aventi diritto preferisce non usufruire del congedo di paternità, sottolineano Inps e Save the Children.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.