Lo scorso anno quasi 14 milioni di persone hanno visitato l’arcipelago delle Canarie. Troppi per i 2 milioni di abitanti.
Sulle tracce dei Promessi Sposi
Un percorso di circa sette chilometri che conduce ai luoghi del territorio di Lecco dove trovano vita i personaggi dei Promessi Sposi
Un percorso di circa sette chilometri che conduce ai luoghi del
territorio di Lecco dove trovano vita i “bravi” di don Rodrigo, don
Abbondio e la sua Perpetua, di padre Cristoforo e, ovviamente, dei
due innamorati, protagonisti dei Promessi Sposi
Partiamo da Olate (Lc): sul promontorio dello Zucco sorge il
“palazzotto” di don Rodrigo che “sorgeva isolato a somiglianza
di una bicocca, sulla cima di uno dei poggi ond’è sparsa e
rilevata quella costiera…”. Fino agli anni ’40 questo
“palazzotto” appariva nella identica descrizione tracciata da
Manzoni, successivamente subì numerosi rifacimenti che ne
hanno alterato le linee.
Sempre a Olate, discendendo in macchina dal poggio verso il centro
del paese si giunge alla chiesa dove Renzo e Lucia avrebbero dovuto
celebrare il loro matrimonio. Accanto c’è la canonica di don
Abbondio nella quale durante la “notte degli imbrogli” Renzo
cercò di costringere don Abbondio a consacrare il matrimonio
nonostante l’opposizione di don Rodrigo.
Poco più in basso si raggiunge la “presunta” casa di Lucia,
una costruzione rurale del Seicento, con scala esterna. Il fico
descritto nel romanzo c’è ancora “… un bel fico che
passava il muro…”, ma non è più la gigantesca
pianta di manzoniana memoria.
Poi ci si può dirigere verso la casa del Caleotto, dove
Manzoni visse fino al 1818. Lungo la strada si passa accanto alla
cappelletta dove don Abbondio fu minacciato dai “bravi”: “questo
matrimonio non s’ha da fare, né domani, né
mai”.
Breve sosta ed eccoci finalmente a casa Manzoni. Sul fronte del
palazzo una lapide murata recita:
“Alessandro Manzoni
in questa villa sua fino al 1818
si ispirava agli Inni all’Adelchi ai Promessi Sposi
ove i luoghi, i costumi, i fatti nostri
e se stesso immortalava”.
Riprendendo l’auto si scenderà a Pescarenico, “… una
terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del
lago, poco discosto dal Ponte: un gruppetto di case, abitate la
più parte da pescatori, e addobbate qua e là di
tremagli e di reti tese ad asciugare…”.
Qui sorgeva il famoso convento dei Cappuccini, quello di padre
Cristoforo. Dell’antico edificio rimangono solo pochi resti.
Per finire qualche chilometro più a sud, il castello
“Malanotte” dell’Innominato.
Esso è conteso fra i ruderi di una torre a Chiuso, vicino a
Vercurago, e Caversano, nei pressi di Calolziocorte.
Tomaso Scotti
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