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Dichiarati estinti dallo Iucn nel 1982, gli aborigeni della Tasmania rivendicano il loro diritto di riconoscimento. E lo ottengono.
L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), l’organizzazione responsabile della “lista rossa” delle specie animali e vegetali a rischio di estinzione, ha rimosso un documento ritenuto “offensivo” nei confronti degli aborigeni della Tasmania, stato insulare dell’Australia.
Per oltre 40 anni, infatti, la Iucn – che è un organo consultivo dell’Unesco per i beni naturali iscritti nella lista del patrimonio mondiale – ha sostenuto pubblicamente che i popoli aborigeni della Tasmania fossero estinti. L’affermazione inaccurata, pronunciata in occasione della nomina della Tasmania a Patrimonio mondiale della wilderness nel 1982, recitava che “i tasmaniani sono ora una razza estinta di esseri umani”. Ora la dichiarazione è stata rimossa, poiché ritenuta non vera, dopo una serie di pressioni.
“Tra tutte le organizzazioni del mondo, l’Onu dovrebbe essere quella più sensibile a una causa come la nostra. Ma se lo è così poco, come possiamo sentirci rappresentati?”, ha racconto al Guardian Rodney Dillon, presidente dell’Aboriginal land council of Tasmania (Alct), aggiungendo che questa inesattezza si inserisce nel persistente maltrattamento subito dai popoli aborigeni.
Popoli che non solo esistono ancora ma abitano la Tasmania da almeno 35mila anni: “Negare l’esistenza di qualcuno è la cosa peggiore che tu possa fare a una classe di persone, in particolare verso una classe di persone che è sopravvissuta a un genocidio”, commenta Rebecca Digney, manager di Alct, denunciando la “retorica razzista” delle istituzioni occidentali.
Inoltre, la richiesta di correzione non è così recente. Intervistata dal Guardian, la ministra australiana dell’ambiente Tanya Plibersek ha spiegato di aver chiesto all’Onu di correggere le sue affermazioni in un incontro avvenuto a Parigi già a maggio dell’anno in corso ma che l’agenzia si è rifiutata di farlo. Lo Iucn ha smentito questa affermazione, dicendo che non aveva ricevuto alcuna richiesta e di aver rimosso l’informazione in oggetto non appena l’articolo del Guardian è stato pubblicato.
Una dichiarazione corretta e aggiornata, chiamata Retrospective statement of outstanding universal value for the Tasmanian wilderness world heritage area, verrà adottata a settembre da parte dell’Unesco.
Tutto bene quel che finisce bene, quindi? Più o meno. Secondo la ministra australiana “generazioni di australiani hanno imparato la cosa sbagliata a scuola, hanno appreso una storia che non è vera”. La strada per rimediare totalmente a questo errore perpetrato per anni, insomma, è ancora lunga.
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