Il guasto di un oleodotto ha riversato 50mila litri di petrolio nelle acque della Thailandia. Centinaia di persone sono al lavoro per limitare i danni.
Martedì 25 gennaio un oleodotto sottomarino di proprietà di una compagnia petrolifera thailandese ha iniziato a perdere petrolio a causa di un guasto.
Circa 50mila litri di greggio si sono riversati nell’oceano, a una ventina di chilometri di distanza dalla costa orientale del paese.
Le autorità hanno dato il via a un’imponente operazione di bonifica, per limitare i danni alla barriera corallina e alle spiagge.
In Thailandia si lotta contro il tempo per fermare la marea nera creatasi il 25 gennaio, a seguito di un guasto a un oleodotto sottomarino. Il rischio, concreto, è che il petrolio danneggi le barriere coralline e raggiunga le spiagge.
Cosa sappiamo dello sversamento di petrolio in Thailandia
Nella serata di martedì 25 gennaio un oleodotto sottomarino di proprietà di una compagnia petrolifera thailandese, Star Petroleum Refining, ha iniziato a perdere petrolio a causa di un guasto. La fuoriuscita è stata arrestata il giorno successivo. Nel frattempo circa 50mila litri di greggio si sono riversati nell’oceano, a una ventina di chilometri di distanza dalla costa orientale del paese. Venerdì 28 gennaio la marea nera ha raggiunto la spiaggia di Mae Ramphueng, una popolare destinazione turistica nella provincia di Rayong. Sembra invece salva l’isola di Koh Samet, celebre per le sue spiagge bianche, che vive quasi esclusivamente di turismo.
Si rischiano danni ambientali a un ecosistema unico
Stando alle ultime immagini satellitari diffuse dal governo, il petrolio copre un’area di oceano pari a 67 chilometri quadrati. A differenza di quanto è accaduto con altri incidenti simili, non si è formata una chiazza densa quanto, piuttosto, una pellicola sottile.
Clean-up operations were underway Saturday after an oil spill reached the beaches of a province in Eastern Thailand pic.twitter.com/3h1FKll4bN
Circa 150 operatori della compagnia petrolifera e 200 della Marina thailandese sono impegnati a ripulire la costa e posizionare barriere per limitare ulteriori danni. In mare, nel frattempo, venti imbarcazioni militari e tre civili stanno risucchiando il petrolio e spruzzando prodotti ad azione disperdente, nel tentativo di contenere la macchia nera.
L’imponente dispiegamento di forze si spiega soprattutto perché la zona custodisce splendide barriere coralline che, a loro volta, sono l’habitat per i pesci e altre creature marine. Il danno sarebbe ingente a livello non solo ambientale ma anche economico, visto che le destinazioni turistiche hanno da poco ripreso le attività dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia.
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