Diritti animali

Tom Regan e i diritti animali

Scompare il filosofo che ha dedicato i suoi studi ai diritti animali e degli indifesi con un’inedita teoria del rispetto, autore de ‘I diritti animali’. Non scompare la sua sfida, la sua domanda chiave, ancora oggi fortissima.

Anch’io odio le gabbie. Tutto ciò che è in gabbia, soffre. Se ci si fa caso, ovunque ci sia una gabbia, è in atto qualcosa di inumano, o di crudele, o di innaturale.

Che sia tortura medievale, esperimenti scientifici, allevamento di visoni per farne pellicce, di vitelli per farne bistecchine anemiche.

L’ultimo libro di Tom Regan si intitolava proprio Gabbie vuote, la sfida dei diritti animali. Un libro enciclopedico, nel senso che tratta le questioni dei diritti degli animali su una miriade di sfaccettature. Il primo fu I diritti degli animali (The Case for Animal Rights, del 1983), con cui ha introdotto una prospettiva interessantissima, che ha generato moltissime campagne contro tutti gli abusi su animali che fino agli anni ’70 passavano sotto silenzio, e ha fatto progredire il senso comune.

I diritti animali, Tom Regan

‘I diritti animali’, pubblicato la prima volta nel 1983, è un testo basilare di filosofia sui diritti animali. Un voluminoso saggio (di oltre 500 pagine) che presenta, con argomentazioni strutturate e lineari, quella che sarà un’idea tra le più rivoluzionarie, discusse e criticate dei nostri tempi: il riconoscimento di diritti agli animali.

Partendo dal concetto di animali come macchine di Cartesio, Tom Regan ci ha condotto fin dalle prime pagine verso un’inedita riflessione sulla complessità della vita mentale degli animali: non sono macchine mosse da ingranaggi, “bruti privi di pensiero” che se urlano di dolore è lo stridore di ingranaggi, bensì soggetti di vita, dotati di consapevolezza, idee, scopi, desideri, preferenze. Il libro prosegue con un’analisi critica delle principali teorie dei doveri verso gli animali, passando per Kant fino ad arrivare all’utilitarismo di Peter Singer. Con cui scrisse un libro, ma da cui aveva spesso opinioni divergenti.

L’uguale valore degli individui

Il concetto di uguale valore inerente degli individui viene presentato da Tom Regan nell’ultima parte dell’opera. Secondo il principio del rispetto, noi abbiamo l’obbligo di trattare gli individui dotati di valore – il valore inerente è quello che un individuo ha in se stesso – con il rispetto a loro dovuto. In caso di conflitto, il nostro dovere è minimizzarlo.

Gli animali come i bambini e le persone indifese

Qui sta il tratto dirompente della sua proposta. Tra gli individui dotati di valore inerente ci sono non solo gli agenti morali – chi come noi è dotato della capacità di agire secondo precisi principi morali, come quasi tutti gli esseri umani – ma anche i pazienti morali, ovvero coloro privi della capacità di formulare principi morali nonché di ispirarvisi nel determinare le azioni moralmente giuste o sbagliate.

Questi gruppi possono comprendere i bambini piccoli, gli esseri umani di qualsiasi età con deficit mentali, le persone private delle loro facoltà di scelta. E gli animali, ovviamente. 

Che però proprio in forza dell’essere vivi, senzienti, capaci di provare emozioni, amore e formulare idee, devono essere rispettati in sé.

Nella definizione di Tom Regan tutti sono titolari del medesimo rispetto.

Sì, è questa la sfida filosofica più grande. Vincente per due motivi.

  1. Insegna ad abbracciare una visione lungimirante. La scienza scopre progressivamente verità inaudite sui sentimenti degli animali, la loro intelligenza, la loro emotività. Le scienze cognitive avanzano continuamente anche per quel che riguarda l’interiorità umana. Predicando rispetto per chi è diverso da noi a prescindere dalle sue abilità razionali, include in questa sfera anche gli esseri dei quali non sappiamo ancora abbastanza, per giudicarne la loro somiglianza con noi.
  2. Chi si oppone a un riconoscimento dei diritti agli animali, difficilmente potrà affermare la difesa dei diritti di quegli esseri umani che, come i neonati, i bambini, i pazienti gravemente malati e le persone menomate, non differiscono dagli animali non umani sotto il loro aspetto moralmente rilevante: sono ‘altri’, e non hanno voce per imporsi, né per difendersi.

Ecco perché la teoria filosofica elaborata da Regan non è animalista. È una teoria dei diritti nel senso più vasto che abbraccia considerazioni morali verso gli altri, umani o non umani che siano.

Il nostro errore fondamentale non è nel fatto che maltrattiamo gli animali, causando solitudine e angoscia, o che provochiamo sofferenze, o che ignoriamo i loro diritti. Chiaro che tutto questo è male, ma non è il nostro errore fondamentale. Sono tutte conseguenze del nostro errore morale fondamentale, che consiste nel vedere gli animali e gli altri come esseri che non hanno un valore, come strumenti per il nostro beneficio.

Salvatore Veca nella prefazione a un’edizione italiana inquadra così il suo contributo.

Il libro di Tom Regan è un appassionante, rigoroso e accurato tentativo filosofico di formulare una teoria normativa comprensiva che getti la luce più perspicua sulle ragioni a favore di trattamenti, pratiche ed istituzioni modellate dal (e coerenti con il) principio dell’eguale rispetto dovuto, per strette ragioni di giustizia, ai nostri compagni di viaggio sulla terra, gli animali non umani.

Tanto è vero che, come ha notato Holmes Rolston III:

L’oramai classico ‘Diritti animali’ di Tom Regan miscela attentamente elementi di discussione con intense preoccupazioni morali. Da decenni, laddove Regan è stato preso sul serio, gli animali sono stati meglio, e le persone sono diventate persone migliori.

L’ultima volta di Tom Regan in Italia

La traiettoria personale di Tom Regan è interessante, considerando anche che ha lavorato, per un breve periodo della sua vita, perfino come macellaio. L’ultima volta che è stato in Italia, nel 2011, Venezia gli ha consegnato un leone alato, come professore emerito della North Carolina State University. Era arrivato accompagnato dalla moglie, dopo avere tenuto una lezione sui diritti animali al Festival della Filosofia di Modena.

Tom Regan in Italia nel 2011.
Tom Regan in Italia nel 2011.

Alla cerimonia di consegna a Venezia partecipò il presidente nazionale della Lav Gianluca Felicetti. Che, il 17 febbraio 2017, giorno della scomparsa del filosofo americano, scrive:

“The case for animal rights”, divorato in pochi giorni, nonostante il mio approssimativo inglese di trent’anni fa, mi illuminò per quel “valore intrinseco” che avevo dentro come credo, come istanza, ma al quale non avevo saputo dare fino ad allora un nome e non riuscivo a spiegare.
Da quel giorno, per quel valore e per tutte le altre pagine scritte da Tom Regan siamo stati tutti più forti, in tutto il mondo, nella rivendicazione dei diritti degli animali.
E lo siamo stati ancora di più quando abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo, di ascoltarlo, di accompagnarlo in giro per l’Italia, ogni volta che si è speso anche nel nostro Paese con l’infaticabile moglie Nancy. Dalle conferenze organizzate dalle nostre sedi locali a quella degli studenti di veterinaria di Torino, dal nostro Congresso del 30ennale alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dal premio consegnatogli dal Comune di Venezia al Festival della Filosofia di Modena. “Da giovane ho fatto anche il macellaio e il primo regalo alla mia fidanzata fu un cappello di pelliccia” – era il suo mantra – “se ho cambiato io, lo possono fare tutti”.
Quando nel 2010 ho avuto l’onore di essere invitato all’annuale Meeting nordamericano della sua Culture and animals Foundation Regan mi venne a prendere all’aeroporto con la sua scalcinata automobile. Capeggiava solo un adesivo, non animalista (d’altronde con lui dentro, il messaggio per la liberazione animale era già dentro…) e gliene chiesi il significato. Era quello degli Steelers di Pittsburgh, la squadra di football americano della sua città d’originale. Accidenti, gli dissi, ma allora sei una persona “normale”, come me che ho una squadra del cuore. Mi sorrise, facendomi capire che sono le passioni, le condivisioni, quindi le compassioni, che fanno vivo il mondo, la normalità, quindi, dell’essere per la liberazione degli animali ed essere parte della società umana che lotta per questo.

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