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Top Utility, il Gruppo Cap vince il premio assoluto 2017
L’innovazione tecnologica e l’efficienza dei servizi sono l’asso nella manica delle utility. Vince il premio Top Utility 2017 il Gruppo Cap.
Le 100 più grandi utility italiane sotto la lente della quinta edizione del rapporto Top Utility Analysis, la ricerca che analizza le performance delle utility pubbliche e private italiane attive nei settori di gas, elettricità, acqua e rifiuti. Un settore che fattura 108 miliardi di euro copre oltre la metà dell’elettricità prodotta in Italia e dell’acqua erogata, traina l’occupazione e investe sempre più in tecnologia.
I vincitori del Top Utility 2017
A #TopUtility2017, tra 100 Aziende concorrenti, siamo premiati nella categoria #TopUtilityAssoluto! ? pic.twitter.com/xrsS3yZbLv
— Gruppo CAP (@gruppocap) 22 febbraio 2017
Il premio assoluto Top Utility 2017 è stato assegnato al Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato sul territorio della città metropolitana di Milano. Prima per sostenibilità è la Società Gas Rimini; prima per comunicazione è A2a; vincitrice per Tecnologia, Ricerca & Innovazione è Iren. Ad Acea è stato assegnato il premio Formazione e risorse umane.
Al @gruppocap, gestore del servizio idrico integrato nella Città Metropolitana di Milano, il premio TOP utility assoluto
— Comune di Milano (@ComuneMI) 22 febbraio 2017
“Il percorso intrapreso in questi ultimi tre anni – ha detto Alessandro Russo presidente del Gruppo Cap – ci ha permesso di ottenere riconoscimenti che per noi, unica società a capitale interamente pubblico e unica monoutility nella rosa delle prime cinque finaliste, rappresentano la conferma dell’impegno e della passione che il Gruppo dedica non solo all’innovazione ma anche alla sostenibilità del servizio idrico integrato”.
“L’analisi fotografa un settore dinamico, sebbene penalizzato da una contrazione dei ricavi (dovuto al crollo dei prezzi energetici) Per crescere e consolidarsi, le Top Utility hanno deciso di destinare risorse umane e investimenti a innovazione e tecnologie in misura crescente rispetto al passato”, spiega Alessandro Marangoni, coordinatore del gruppo di ricerca Top Utility e amministratore delegato di Althesys.
Nel 2015 le maggiori 100 utility italiane hanno prodotto ricavi pari al 6,6 per cento del prodotto interno lordo, dando lavoro a circa 133mila addetti (più 1,5 per cento rispetto all’anno precedente). Tra queste sono prevalenti le aziende di medie e piccole dimensioni: solo 18 imprese, infatti, hanno ricavi superiori a 500 milioni di euro, e di queste solo la metà supera il miliardo. Le multiutility sono la tipologia maggiormente rappresentata (34 per cento), seguite da aziende operanti nella gestione rifiuti (27 per cento) e monoutility idriche (26 per cento). Le top 100 nel 2015 hanno prodotto il 50,3 per cento dell’energia elettrica generata in Italia, raccolto il 35 per cento dei rifiuti urbani prodotti (fonte Ispra) e distribuito il 52 per cento dell’acqua complessivamente erogata.
Le utility investono in innovazione
Le Top Utility investono sempre più in impianti, infrastrutture e reti. Nel 2015 gli investimenti sono arrivati a 4,6 miliardi di euro, contro ai 4,1 del 2014. Ad investire sono prevalentemente società elettriche (47,9 per cento del totale) e le multiutility (31,6 per cento). Ma le aziende con il più elevato rapporto tra investimenti e ricavi sono le monoutility idriche, con un valore del 20,4 per cento nel 2015. In particolare gli operatori del servizio idrico hanno investito il 47 per cento degli investimenti nella gestione degli acquedotti, mentre alla depurazione e alle fognature sono stati destinati rispettivamente il 25 per cento e 28 per cento del totale.
Ricerca e sviluppo per trovare soluzioni sostenibili
Le imprese investono sempre più in ricerca e sviluppo (R&S). L’87 per cento delle imprese svolge internamente attività di R&S, il 62 per cento ha una struttura dedicata, mentre il 67 per cento sviluppa R&S in partnership con altri soggetti: società specializzate, università o centri di ricerca. Oggetto delle attività di ricerca sono principalmente le nuove soluzioni per il recupero di materia anche in chiave energetica (rifiuti ed economia circolare), integrazione tra diverse aree di business come reti elettriche e calore, ma anche domotica, efficienza energetica, evoluzione dei sistemi di telecontrollo e smart grid. In sostanza digitalizzazione e Internet of things sono i motori del cambiamento.
Parola d’ordine efficienza
I margini economici nei settori utility è sempre più ridotto, per questo le imprese devono puntare sull’efficienza. Le performance del settore idrico integrato, che comprende distribuzione, fognatura e depurazione, sono strettamente connesse al livello di sviluppo delle infrastrutture. E, purtroppo, il comparto soffre di una cronica problematica connessa alle perdite lungo gli acquedotti che ammonta a circa il 40 per cento e percentuale di utenti collegati ai depuratori all’87 per cento. Va meglio per la raccolta differenziata. Le prestazioni delle imprese dei servizi ambientali risultano, anche nel 2015, superiori alla media nazionale. La percentuale raggiunge il 52,3 per cento, circa cinque punti sopra la media del Paese (47,5 per cento). Lo smaltimento in discarica interessa solamente il 13 per cento dei rifiuti urbani da loro raccolti, a fronte di una media nazionale del 26 per cento.
Sostenibilità e comunicazione per soddisfare i clienti
Responsabilità ambientale e sociale sono sempre più strategiche e sono valutate con crescente interesse dai clienti e dagli investitori. Il 36 per cento delle imprese pubblica il report di sostenibilità, contro il 33 per cento del 2014 e il 31 per cento del 2013. La certificazione è diventata un must, tanto che il 75 per cento ha la certificazione ambientale ISO 14001 e il 60 per cento ha ottenuto la ISO 18001 sulla sicurezza sul lavoro. Ma la soddisfazione della clientela richiede anche strategie di comunicazione mirate ed efficaci, per questo le utility puntano sempre più a una comunicazione diretta attraverso i social network (utilizzato dal 53 per cento delle imprese), mentre il 44 per cento ha sviluppato app per smartphone e tablet.
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