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Svolta del colosso anglo-olandese Unilever, che ha annunciato di voler impiegare per i propri imballaggi solo plastica riciclata, riciclabile o compostabile entro il 2025. Un percorso che porterebbe il mercato di prodotti di largo consumo come Svelto, Dove, Lipton, Algida, Knorr, Mentadent e molti altri, verso un’economia circolare. Ad oggi solo il 14 per
Svolta del colosso anglo-olandese Unilever, che ha annunciato di voler impiegare per i propri imballaggi solo plastica riciclata, riciclabile o compostabile entro il 2025. Un percorso che porterebbe il mercato di prodotti di largo consumo come Svelto, Dove, Lipton, Algida, Knorr, Mentadent e molti altri, verso un’economia circolare.
Ad oggi solo il 14 per cento degli imballaggi in plastica utilizzato a livello globale arriva agli impianti di riciclaggio, mentre il 40 per cento finisce in discarica e un terzo viene disperso in ecosistemi fragili, come mari e oceani, secondo i dati forniti dalla Ellen MacArthur Foundation. Entro il 2050, si stima ci sarà più plastica che pesci negli oceani di tutto il mondo.
Per questo è fondamentale ripensare la progettazione dei prodotti e del loro packaging, in modo tale che questo non sia più concepito in un’ottica di usa e getta, lineare ed estremamente energivora, ma in un’ottica circolare, di riutilizzo e di trasformazione.
“I nostri imballaggi di plastica hanno un ruolo fondamentale nel rendere i nostri prodotti attraenti, sicuri e godibili per i nostri consumatori”, ha detto Paul Polman amministratore delegato di Unilever, in una nota. “Ma è chiaro che se vogliamo continuare a raccogliere i benefici di questo materiale versatile, abbiamo bisogno di fare molto di più come industria per contribuire a garantire che sia gestito responsabilmente ed efficientemente l’utilizzo post-consumo”.
Il gruppo si è impegnato ad aderire per altri tre anni alla Fondazione Ellen MacArthur, laboratorio permanente sull’economia circolare. Verranno così studiate e messe a punto nuove tecnologie e soluzioni tecniche in grado di riciclare e riutilizzare tutte le materie plastiche impiegate. Tecnologie che saranno messe a disposizione dell’industria.
“Per affrontare la sfida dei rifiuti di plastica nell’oceano abbiamo bisogno di lavorare su soluzioni sistemiche – come quelle in grado di fermare la plastica che entra nei nostri corsi d’acqua. Ci auguriamo che questi impegni incoraggino altri operatori del settore per fare un progresso collettivo per garantire che tutti i nostri imballaggi in plastica siano completamente riciclabile e riciclato”.
Secondo il rapporto “L’Italia del riciclo 2016” redatto dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, sono 817 le migliaia di tonnellate avviate a riciclo nel 2015, quota che rappresenta un 41 per cento dell’immesso a consumo. Una quota notevole, una delle migliori in Europa. “A livello europeo – si legge nel Rapporto – l’Italia è tra le poche realtà che gestiscono l’avvio a riciclo/recupero di tutti gli imballaggi in plastica. Altre realtà europee si limitano solamente a quelli più facili da riciclare, come bottiglie in PET e flaconi di HDPE. Se da una parte la scelta italiana comporta la necessità di avviare a recupero energetico una parte della raccolta, ovvero gli imballaggi che per tipologia di polimero o complessità di realizzazione non possono ancora essere riciclati, dall’altra, questa scelta si sta rivelando vincente nel lungo periodo, perché la disponibilità della materia prima (gli imballaggi da avviare a riciclo) ha fatto da volano allo sviluppo della filiera a valle, dando vita e impulso ad aziende riciclatrici e aziende trasformatrici in grado di utilizzare i polimeri di riciclo per ottenere nuovi manufatti”.
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