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In Svizzera, a pochi chilometri dall’Italia, c’è una valle dove non c’è elettricità: in Val Bavona ci si alimenta solo con energia solare. Eppure se ne produce molta.
A pochi chilometri dall’Italia, in Svizzera c’è una valle che vale la pena visitare, per un motivo curioso. Si chiama Val Bavona ed è una valle ticinese che si estende dall’alpe di Robiei fino al paese di Bignasco, dove il fiume Bavona, che la percorre interamente e le regala il nome, si unisce alla Maggia, della quale è uno dei tre maggiori affluenti.
È verde, ricca d’acqua, come lo sono molte delle valli svizzere, ma ha una caratteristica che la rende unica: qui il fabbisogno energetico viene soddisfatto solo con energia solare, nonostante le centrali operanti nella valle producano grandi quantità di elettricità.
La Val Bavona è una delle valli più selvagge del Canton Ticino. Dalle sue ripide pareti rocciose in estate cadono frane e in inverno valanghe, e anche il torrente, all’apparenza tranquillo, è capace di originare impetuose alluvioni. Queste irruenti manifestazioni naturali hanno però preservato la valle dagli sconvolgimenti antropici, e ancora oggi addentrarsi al suo interno è come compiere uno straordinario salto nel passato. Qualcosa di insolito, per cui non è necessario fare molta strada, ma capace di far sentire il visitatore libero, e in vero contatto con la natura.
Gli abitanti sono pochissimi e i piccoli villaggi, che gli “indigeni” chiamano terre, sono rimasti come in passato. Qui il tempo sembra essersi fermato e proprio per questo la valle è diventata un’attrazione per i turisti. In molti, ma non moltissimi – c’è sempre una quiete impagabile – arrivano qui per godersi silenzio, assoluto, e una natura intatta. Mancano parecchie cose forse, ma non se ne sente la mancanza perché inondati da altre.
Un’altra peculiarità della Val Bavona, curiosa e quasi introvabile altrove, è l’assenza di alimentazione elettrica: il fabbisogno energetico nelle “terre” viene soddisfatto solo grazie ai pannelli solari. Una valle green dunque, a tutti gli effetti, alla vista e di fatto.
In questa valle, non far nulla e ammirare semplicemente ciò che la circonda, potrebbe essere già un’idea di viaggio. Il Ticino però è ricco di cascate e la più spettacolare è proprio quella di Foroglio in Val Bavona, in cima alla Vallemaggia. L’acqua precipita fragorosamente da un’altezza di 110 metri tra spume e spruzzi in uno scenario naturale davvero suggestivo. Molto pittoresco anche il villaggio con le case che si stringono attorno alla chiesetta e ricordano la vita di generazioni passate che praticavano la transumanza e abitavano la Bavona solo dalla primavera all’autunno.
Esiste un bell’itinerario che permette di godere di tutto questo, Foroglio-Calnègia (non molto impegnativo, circa 2 ore): si parte da Foroglio, al cospetto della magnifica cascata, che si può risalire grazie a un ripido sentiero. Raggiunto il pianoro sopra la cascata, s’incontra un primo maggengo, Puntid, dove è d’obbligo una deviazione di circa 20 minuti tra andata e ritorno che porta a un’impressionante costruzione sotto la roccia – la “Splüia Bela” – che ospitava pastori e capre.
Tornati a Puntid si attraversa il bel ponticello e si prosegue sul fondovalle pianeggiante (circa 3 km) tra pareti rocciose ripidissime. Sul percorso c’è un’altra deviazione segnalata che porta a Gerra, un altro bel maggengo. Ripreso il sentiero principale in breve si giunge a Calnègia, ultimo nucleo prima della ripidissima salita verso gli alpi, riservata a escursionisti esperti ed equipaggiati. Si ritorna quindi a Foroglio seguendo lo stesso percorso.
Ultima nota: qui i cellulari potrebbero non funzionare. Che peccato.
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