
Un animale simbolico e dalla storia interessante: il lupo torna a essere più presente in Italia e il suo ruolo ecologico è fondamentale.
Le fototrappole hanno documentato la presenza di sei lupacchiotti nella zona dei Magredi pordenonesi. Un bel segnale che certifica l’espansione della specie.
Piano piano, un pezzetto alla volta, i lupi (Canis lupus italicus) stanno tornando a colonizzare gli antichi territori, da cui i loro avi sono stati cacciati con spropositata violenza, a suon di fucilate e veleno. Questa volta è il turno del Friuli Venezia Giulia, le fototrappole installate dai ricercatori dell’università degli studi di Udine, nell’ambito di un progetto di monitoraggio del lupo e dello sciacallo dorato (Canis aureus), hanno infatti ripreso sei cuccioli di lupo che giocano tra loro.
I ricercatori credono che i cuccioli siano di una coppia che dal 2017 viene avvistata nella zona dei Magredi pordenonesi, vasta pianura delimitata da due grandi corsi d’acqua il Meduna ed il Cellina, ricca di biodiversità e habitat di interesse comunitario. Gli esperti ritengono che siano i primi cuccioli di lupo nati nella regione da novanta anni.
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Ribadiamo, se ce ne fosse bisogno, che la presenza del lupo è estremamente preziosa per gli equilibri ecosistemici. Questi sofisticati predatori sono infatti al vertice della catena alimentare e determinano diverse cascate trofiche. Significa che cambiano non solo il numero delle loro prede, ma anche delle specie con cui non hanno alcun collegamento diretto. Il loro impatto ricade a cascata su tutta la catena alimentare, in alcuni casi alterando letteralmente la struttura dell’ecosistema. In questo senso l’esempio più noto è il cambiamento seguito alla reintroduzione dei lupi nel parco nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti.
“Si tratta molto probabilmente dei primi lupacchiotti nati in Friuli Venezia Giulia da oltre novanta anni – ha spiegato Stefano Filacorda, coordinatore dei progetti di ricerca sulla fauna selvatica dell’università di Udine. – La specie, infatti, era scomparsa nella regione e nel nord est già a inizio Novecento. L’ultimo lupo abbattuto nel nord est dovrebbe riferirsi al 1931 nella zona del Comelico, per ricomparire con presenze occasionali nel carso triestino grazie alla presenza di alcuni lupi sloveni”.
I brevi ma emozionanti video, diffusi dall’università friulana e realizzati da Andrea Vendramin, zoologo dell’università di Udine e membro dell’associazione il Villaggio degli orsi, mostrano i cuccioli di lupo intenti a giocare nei pressi di un’area predisposta per la raccolta di campioni biologici dei gatti selvatici (Felis silvestris silvestris). Un filmato mostra i cuccioli mentre si scambiano morsi per gioco (senza grande convinzione a dire il vero), mentre in un altro si vede un lupacchiotto giocare con un bastone.
Per stabilire con certezza l’effettiva origine dei cuccioli sono necessarie delle analisi genetiche, gli scienziati friulani hanno però informazioni precise sui loro presunti genitori. “Della coppia di lupi presente nella zona, presumibilmente i genitori dei sei lupacchiotti, la femmina proviene da un branco della Lessinia e il maschio, segnalato nel 2015-2016 nella provincia di Treviso, dalla popolazione italiana – ha dichiarato Andrea Vendramin. – Ulteriori indagini devono confermare la presenza di un ulteriore coppia di lupi nella zona dell’alta pianura pordenonese e Prealpi carniche”.
Le iniziative di monitoraggio del lupo in Friuli, che vedono la regione Friuli Venezia Giulia come coordinatrice, fanno parte del progetto europeo Life Wolf Alps. La regione Friuli Venezia Giulia, per mitigare il conflitto tra uomini e lupi e favorire il ritorno dei predatori, promuove inoltre l’utilizzo di sistemi di prevenzione di attacchi al bestiame (un cane addestrato resta il miglior deterrente) e prevede il rimborso dei danni causato da grandi carnivori.
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