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Se siano più buoni i vini italiani o quelli francesi, rimane e rimarrà sempre una questione di gusto. Quello che è certo è che la vendemmia di questo autunno certificherà, numeri alla mano, il sorpasso dell’Italia sulla Francia: stiamo per diventare il primo paese produttore al mondo. Saranno infatti 48,5 milioni gli ettolitri di vino
Se siano più buoni i vini italiani o quelli francesi, rimane e rimarrà sempre una questione di gusto. Quello che è certo è che la vendemmia di questo autunno certificherà, numeri alla mano, il sorpasso dell’Italia sulla Francia: stiamo per diventare il primo paese produttore al mondo. Saranno infatti 48,5 milioni gli ettolitri di vino d’annata 2016 prodotti nel nostro paese, contro i 42,9 milioni di litri transalpini, secondo le stime fatte rispettivamente da Unione italiana vini e Ismea e dal servizio studi del ministero dell’Agricoltura francese.
La vendemmia italiana ha già preso il via in Sicilia ed entrerà nella sua fase chiave proprio nel mese di settembre, ma si stima già che la produzione supererà quella già molto abbondante del 2015: le etichette produttrici infatti aumentano ogni anno di più e il clima è stato tutto sommato favorevole lo scorso inverno, nonostante qualche gelata tardiva e alcuni problemi fitosanitari, per esempio in Puglia. Lo stesso non si può dire invece oltralpe, dove si sono verificate gelate primaverili che hanno colpito alcune zone viticole, come lo Champagne, la Borgogna e la valle della Loira, una forte siccità verso il Mediterraneo e frequenti grandinate nelle zone Charente, Borgogna-Beaujolais, Linguadoca-Rossiglione: ecco così spiegata, almeno in parte, la flessione della Francia, che dovrebbe essere superata anche dalla Spagna.
In Italia, tra le prime quattro grandi regioni produttrici proprio la Sicilia è l’unica a mostrare una flessione (ma neanche i vitigni bianchi della Campania hanno potuto giovarsi di un clima favorevole) mentre in lieve crescita si stimano le produzioni di Veneto, Puglia ed Emilia Romagna. Al nord torna a crescere la produzione dei prestigiosi vini piemontesi, dopo due anni di scarsa produzione, a cui si affianca la decisa crescita della Valle d’Aosta.
Al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina però il sorpasso in quantità non basta: “Ora dobbiamo diventare leader anche per valore: una sfida alla nostra portata, che vogliamo e dobbiamo vincere insieme ai produttori, continuando a investire su qualità e innovazione. Nel nostro piano di ricerca per le biotecnologie sostenibili c’è un focus specifico dedicato alla vite, così come la viticoltura sarà protagonista nella crescita dell’agricoltura di precisione in Italia”. Anche perché, gusto a parte, il vino italiano ha un’altra grande qualità, quella di essere molto apprezzato anche all’estero: l’anno scorso l’export ha fruttato 5,4 miliardi, una cifra notevolissima per l’economia del paese.
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