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Animal Equality, per la prima volta in Italia, ha infiltrato un investigatore in due allevamenti di maiali scoprendo violazioni sistematiche delle direttive europee e gravi maltrattamenti.
Della presunta superiorità morale, in nome della quale l’uomo esercita il proprio dominio sulle altre specie animali, non vi è traccia negli allevamenti italiani di maiali in cui Animal Equality ha condotto un’investigazione sotto copertura. Vi sono invece, in abbondanza, violenza, prevaricazione, violazione delle direttive comunitarie e di ogni norma per il benessere animale. Occorrerebbe forse chiedersi cosa siamo disposti ad accettare pur di soddisfare il nostro palato.
Le immagini diffuse da Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, mostrano una realtà difficile da accettare ma che, ed è bene tenerlo a mente, non rappresenta un caso isolato. Un attivista dell’organizzazione ha lavorato sotto copertura all’interno di due allevamenti nelle province di Cuneo e Mantova, tra i quali figura anche uno stabilimento che rifornisce il Consorzio del Prosciutto di Parma. Gli animali, come mostrano i filmati, sono vittime di violenze e maltrattamenti sistematici, vengono trattati come fossero oggetti, e non come gli esseri viventi intelligenti, curiosi e affettuosi quali sono (e il cui Dna presenta grandi somiglianze con il nostro).
Il video pubblicato da Animal Equality fa accapponare la pelle, prima ancora delle immagini sono le grida degli animali terrorizzati a straziarci. Le immagini mostrano gli operatori degli allevamenti maneggiare i maiali, anche i cuccioli, con ingiustificata violenza: i piccoli vengono presi per le zampe e lanciati con forza, mentre gli adulti vengono colpiti con bastoni e trascinati per i corridoi. Si vedono un operatore che colpisce ripetutamente una scrofa con violenza sulla vagina con un tubo di plastica e maiali abbandonati morti o morenti nei corridoi dell’allevamento. Nell’allevamento che rifornisce il Consorzio viene inoltre effettuata sistematicamente una pratica proibita dalle direttive dell’Unione europea, il taglio delle code.
Le condizioni di “vita” dei maiali sono raccapriccianti, le scrofe trascorrono la quasi totalità dell’esistenza confinate in gabbie da gestazione, parto e allattamento senza potersi muovere liberamente né soddisfare i propri bisogni specie-specifici. Tali condizioni compromettono, naturalmente, la salute dei maiali che per essere mantenuti in vita fino ad arrivare alla macellazione vengono imbottiti di farmaci, alimentando così la gravissima e sottovalutata minaccia dell’antibiotico-resistenza. Nel corso di un’altra indagine un attivista di Essere Animali ha invece filmato una scheda nella quale gli allevatori registrano le performance delle scrofe. I numeri, nella loro gelida accuratezza, ci spiegano meglio di mille parole l’iper-sfruttamento cui sono sottoposti i maiali, vere e proprie macchine di carne.
? Fecondazione: 9 maggio
? Parto: 2 settembre
? Svezzamento: 29 settembre
? Fecondazione: 3 ottobre
Significa che la scrofa 38114 è stata fecondata artificialmente, dopo quasi 4 mesi ha partorito, dopo 26 giorni le hanno portato via i suoi maialini e dopo appena 4 giorni è stata nuovamente inseminata, in un ciclo che terminerà solo con la sua morte.
L’indagine di Animal Equality non mostra un caso isolato, la proverbiale mela marcia. Nel nostro Paese sono circa dodici milioni i maiali macellati ogni anno e l’88 per cento di questi è rinchiuso in allevamenti di grande dimensione. Secondo i dati pubblicati da Ismea, nel 2016 l’Italia ha conquistato la leadership mondiale per le esportazioni di preparazioni e conserve suine, superando la Germania, per un valore complessivo di quasi 1,38 miliardi di euro.
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L’organizzazione per la protezione animale ha denunciato ai carabinieri forestali e ai Nas i proprietari dell’allevamento situato in provincia di Cuneo. Ha inoltre lanciato una petizione, rivolta ai ministri Gian Marco Centinaio (Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e Giulia Grillo (Salute), per chiedere che siano rispettate tutte le leggi sul benessere animale e contro i maltrattamenti, per ottenere inoltre la sospensione di metodi che non rispettano le direttive europee e un aggiornamento della normativa relativa all’utilizzo delle gabbie per le scrofe.
Le foto e i video che documentano cosa avviene dentro gli allevamenti, sebbene crudi e dolorosi, sono preziosi proprio perché ci consentono di vedere quello che l’industria della carne cerca di occultare attraverso un ormai stantio marketing fatto di animali che brucano felici nelle fattorie e allevatori rubizzi. “Quello che abbiamo documentato nella nostra inchiesta dimostra, in primis, il ruolo fondamentale delle investigazioni sotto copertura per mostrare quello che avviene dietro le porte chiuse di macelli e allevamenti intensivi – ha dichiarato Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia. – Ma soprattutto dimostra quanta strada c’è ancora da fare in materia di benessere animale per adeguarsi alle norme minime previste dall’Unione europea. Ovviamente, noi desideriamo che questi animali non vengano allevati e uccisi per scopi alimentari. Ma in vista di un cambiamento sociale e di consumi che sta già avvenendo, ci auguriamo che le autorità preposte vigilino e si attivino per far si che la sofferenza di questi animali confinati negli allevamenti sia ridotta il più possibile”.
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