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Sono stati annunciati i finalisti del World press photo 2019, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo. Tra le foto nominate, la storia dell’italiano Marco Gualazzini sulla crisi umanitaria nel bacino del lago Ciad.
In un mondo segnato da eventi e crisi sempre più interconnesse, il ruolo del fotogiornalismo è diventato cruciale per la sua capacità di comunicazione universale. Ed è per questo che dal 1955 il World press photo, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo, ogni anno premia e omaggia le migliori storie di importanza giornalistica catturate attraverso la fotografia. Il 20 febbraio sono stati annunciati i finalisti della 62esima edizione: 43 fotografi da 25 paesi.
La fondazione olandese ha quest’anno aggiunto una novità. A fianco dello storico premio del World press photo of the year, dedicato a un singolo scatto, in questa edizione c’è anche il premio World press photo story of the year, che premia una storia, quindi una serie di foto, che è riuscita a catturare e raccontare un evento significativo dell’anno.
Sei sono i fotografi che sono stati nominati per il World press photo of the year: Mohammed Badra, con una foto scattata negli attimi seguenti a un attacco chimico nel Ghouta orientale in Siria; Marco Gualazzini, con la foto di un ragazzo nel Ciad, una regione che sta affrontando una crisi umanitaria legata a una crisi politica e ambientale; Catalina Martin-Chico, che tratta il tema delle gravidanze dopo il movimento delle Farc in Colombia; Chris McGrath, con uno scatto che ritrae le proteste e l’attenzione mediatica dopo la scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi; John Moore, con la foto ormai diventata iconica della crisi dei migranti negli Stati Uniti che ritrae una bambina che piange fermata al confine insieme alla madre dalle autorità; Brent Stirton, con uno scatto di una ranger donna durante un allenamento dell’unità antibracconaggio femminile in Zimbabwe.
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Tre, invece, sono le storie dei fotografi nominate per il World Press photo story of the Year: Marco Gualazzini, sempre per il suo lavoro della crisi umanitaria in Ciad; Pieter Ten Hoopen, che ha raccontato la carovana di migranti diretta verso il confine americano; Lorenzo Tugnoli, con il suo lavoro della crisi nello Yemen.
Le altre categorie sono: contemporary issues, ambiente, general news, progetti a lungo termine, natura, persone, sport e spot news. Ogni categoria ha tre finalisti per scatti singoli e tre per le storie.
Il fotografo Marco Gualazzini, dell’agenzia fotografica italiana Contrasto, è stato nominato per i premi World press photo of the year e World press photo story of the year, e anche per la categoria ambiente. Il suo lavoro, dal titolo La crisi del lago Ciad, racconta la crisi umanitaria che il paese africano si trova ad affrontare a causa di un complesso mix di conflitti politici e fattori ambientali.
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Infatti dal lago Ciad, uno dei più grandi dell’Africa, dipendono 40 milioni di persone. Ma il bacino di questo lago è diminuito del 90 per cento negli ultimi sessant’anni a causa della siccità unita alle attività umane come l’irrigazione, la deforestazione, e una gestione delle risorse inappropriata. Una situazione che ha contribuito ai conflitti tra gli agricoltori, aumentato l’insicurezza alimentare e favorito la presenza del gruppo jihadista Boko Haram nell’area.
Tra i finalisti di quest’anno ci sono 14 donne, rappresentando il 32 per cento, un aumento importante secondo la fondazione considerato che la scorsa edizione rappresentavano solo il 12 per cento dei nominati. Scelti tra 4.738 fotografi da 129 paesi, per un totale di 78.801 foto presentate, i vincitori del World Press Photo 2019 saranno annunciati l’11 aprile ad Amsterdam.
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