
Secondo il Wwf almeno 114 dei 229 siti Unesco presenti al mondo sono a rischio a causa di estrazioni petrolifere, sfruttamento illegale delle foreste e creazione di grandi infrastrutture.
Quasi in 150mila hanno firmato un appello del Wwf al governo del Belize: salvi la seconda barriera corallina più grande del mondo e la Grande Voragine Blu.
Circa 145mila persone da tutto il mondo hanno risposto ad un appello lanciato dal Wwf, inviando una mail al primo ministro del Belize, Dean Barrow. Obiettivo: salvare la barriera corallina, situata nelle acque del Mare dei Caraibi, lunga complessivamente 300 chilometri (la più grande dell’emisfero boreale, seconda al mondo solo alla grande barriera australiana).
Il sito naturale – del quale fa parte la celebre Great Blue Hole (Grande Voragine Blu), ovvero una dolina carsica subacquea formatasi durante l’ultima era glaciale – è infatti da tempo in pericolo. A comprometterne lo stato di salute è l’inquinamento di origine principalmente agricola, associato al turismo, alla navigazione, alle attività industriali, alla pesca, alla cementificazione della costa e ai cambiamenti climatici.
This is just one of 114 precious places threatened by harmful industrial activities. → https://t.co/YzsI97hicApic.twitter.com/W3kTnkGoN3
— WWF (@WWF) 10 luglio 2016
Lo sbiancamento dei coralli è una delle principali conseguenze di tale situazione critica. Per questo, il Wwf ha deciso di rivolgersi direttamente al governo della nazione dell’America centrale, affinché vengano “bloccate tutte le attività di estrazione petrolifera sull’insieme delle acque del Belize, tenuto conto dei troppi rischi che esse comportano e degli impegni assunti da parte del paese per lo sviluppo delle energie rinnovabili”.
“Di recente – prosegue l’associazione ambientalista – gli ecosistemi della barriera corallina sono stati seriamente danneggiati proprio dalle costruzioni sulla costa e dalle concessioni per l’estrazione di greggio”. Il che nell’area rischia di portare ad un’autentica catastrofe ambientale. Basti pensare che l’area ospita non meno di 1.400 tra specie vegetali e animali.
La moitié des sites du Patrimoine mondial menacée par des activités industrielles https://t.co/h40DpC4mxC #UNESCO pic.twitter.com/aAhWjLzFkg
— WWF France (@WWFFrance) 12 luglio 2016
Senza dimenticare, aggiunge il Wwf, che anche le popolazioni locali, che vivono essenzialmente di pesca e di turismo, sono minacciate dallo sfruttamento industriale intensivo. Per questo l’organizzazione ecologista domanderà degli impegni concreti nel corso della riunione del Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco, del quale la barriera corallina del Belize fa parte, in programma a Istanbul fino al prossimo 20 luglio.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il Wwf almeno 114 dei 229 siti Unesco presenti al mondo sono a rischio a causa di estrazioni petrolifere, sfruttamento illegale delle foreste e creazione di grandi infrastrutture.
L’associazione ambientalista lancia un appello agli investitori affinché non finanzino più le attività estrattive pericolose per l’ambiente.
Nel parco del Delta del Po, appena inserito nella riserva della biosfera dell’Unesco, va in scena Deltarte, festival itinerante di arte contemporanea.
L’orsa Jj4 e l’orso Mj5 non saranno abbattuti almeno fino al 27 giugno. Lo ha decisio il Tar di Trento, accogliendo le istanze dei gruppi animalisti.
Scoperto un nuovo albero tropicale nella foresta Ebo, in Camerun, che Leonardo DiCaprio ha contribuito a proteggere. Per questo gli scienziati glielo hanno dedicato.
In ripresa il tonno, mentre il drago di Komodo risulta in pericolo a causa dei cambiamenti climatici. Squali e razze a rischio a causa della pesca eccessiva.
Una ricerca dell’Ispra evidenzia come il consumo di suolo rappresenti ormai un’emergenza nazionale: nelle due città persi oltre 4mila ettari in 14 anni.
La riduzione massima consentita delle colonie di api a causa dell’utilizzo di pesticidi, passa dal 7 al 10 per cento. Ora l’Efsa dovrà finalizzare il documento di orientamento.
E’ stato raggiunto lo storico accordo che porterà alla nascita di una riserva naturale già ribattezzata “l’Amazzonia d’Europa”. Cinque i paesi coinvolti.