Negli ultimi mesi in India sono stati arrestati diversi leader di opposizione, l’ultimo è Arvind Kejriwal. E anche chi protesta finisce in manette.
La guerra nello Yemen è costata la vita a 1.400 bambini
Secondo le cifre riferite dall’Unicef, i minorenni feriti nello Yemen sono più di duemila. Migliaia di scuole sono ormai inutilizzabili.
La guerra nello Yemen sta seminando morte anche tra i bambini. Secondo quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Unicef, circa 1.400 hanno perso la vita a causa dei combattimenti che contrappongono i ribelli sciiti houti, sostenuti dall’Iran, alle forze filo-governative appoggiate da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
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La guerra nello Yemen non risparmia le infrastrutture civili
Un bilancio provvisorio e già pesantissimo, che secondo i dati forniti dalla rappresentante dell’agenzia delle Nazioni Unite nello Yemen, Meritxell Relano, è aggravato dall’alto numero di feriti: almeno 2.140. “Inoltre – ha aggiunto – circa duemila scuole nel paese non sono più agibili in quanto danneggiate dai bombardamenti, se non completamente distrutte. Oggi vengono utilizzate per fornire un riparo a famiglie di profughi oppure a scopi militari”.
La stessa Relano ha inoltre citato la morte di un bambino nei pressi di un istituto scolastico a nord della capitale Sana’a, avvenuta una settimana fa, a causa di un raid aereo che ha provocato anche il ferimento di altri quattro minorenni. Fonti mediche locali hanno tuttavia parlato di un bilancio ancor più drammatico: il bombardamento (attribuito alla coalizione saudita) avrebbe provocato cinque vittime, tra le quali due bambini, e tredici feriti.
“Le scuole siano zone di pace”
L’attacco puntava a colpire un mercato nel settore di Nihm, sotto il controllo dei ribelli houthi. Ma le strutture vicine non sono state risparmiate: “Le scuole dovrebbero essere zone di pace. Luoghi sacri nei quali i bambini possono imparare, crescere, giocare. E farlo in sicurezza”, ha proseguito la rappresentante dell’Unicef nello Yemen. L’agenzia Onu ha per questo lanciato un appello alle parti in conflitto, chiedendo che i minori vengano protetti e che, più in generale, “cessino gli attacchi contro le infrastrutture civili”.
Secondo quanto riferito dal mediatore delle Nazioni Unite nella nazione mediorientale, Ismail Ould Cheikh Ahmed, dall’avvio dell’intervento saudita (nel marzo del 2015) sono almeno diecimila le vittime non militari. Ma le cifre potrebbero essere anche più alte, se si tiene conto che la guerra tra i ribelli (alleati con i partigiani dell’ex presidente Ali Abdallah Saleh, ormai destituito) e il governo di Abs Rabbo Mansour va avanti dal 2014.
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