
Il delta del Po è una delle aree italiane che più sta subendo gli effetti dei cambiamenti climatici. Lo raccontano le donne coltivatrici che lì lavorano.
I dati del servizio europeo Copernicus hanno confermato che il 2019 è stato il secondo più caldo di sempre. A 0,04 gradi centigradi dal record assoluto.
Il 2019 è stato il secondo anno più caldo di sempre nel mondo. E ha chiuso così un decennio da record. A confermare i dati è stato il servizio europeo Copernicus per i cambiamenti climatici. Secondo il cui direttore Carlo Buontempo si è trattato di un anno “ancora una volta eccezionalmente caldo, con numerosi record mensili battuti”.
2019 was the second warmest year in recorded history. The signs are crystal clear. Arithmetic is pretty dire. We need long-term plans and commitment that countries need to deliver. ~ @AndrewSteerWRI #stw2020 https://t.co/1dsvOCkiSe #climateaction #actonclimate #SteopUp2020 #NDCs pic.twitter.com/DF2A1KSaWn
— World Resources Inst (@WorldResources) January 9, 2020
Per soli 0,04 gradi centigradi non è stato raggiunto il 2016, che rimane dunque l’anno più caldo di sempre. Ma in quel caso a spingere la temperatura media globale al rialzo era stato un episodio di El Niño di particolare intensità. Fenomeno che non si è riprodotto nel corso del 2019. Il riscaldamento globale è confermato inoltre dal fatto che gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati, con uno scarto compreso tra +1,1 e +1,2 gradi rispetto all’era pre-industriale. E il decennio 2010-2019, allo stesso modo, è stato il più caldo da quando vengono effettuate misurazioni con regolarità.
Il mondo si avvicina dunque pericolosamente alla soglia che dovrebbe rappresentare il limite massimo da non superare, di qui alla fine del secolo, ovvero 2 gradi. Come richiesto dall’Accordo di Parigi, che tuttavia spiega che occorrerà restare “il più possibile vicini agli 1,5 gradi”.
The 2010s were also the warmest decade in history, with the last five years being the hottest ever recorded. https://t.co/y0X27mR0Mc
— HuffPost (@HuffPost) January 9, 2020
Non è un caso se gli incendi precoci che da settimana stanno devastando l’Australia abbiano trovato terreno estremamente fertile. Ciò grazie alla siccità che aveva colpito la nazione e, appunto, alle temperature eccezionalmente elevate. Una miscela esplosiva che ha portato conseguenze devastanti: sono già almeno 80mila i chilometri quadrati di foreste che sono andati a fuoco: una superficie pari a quella di una nazione come l’Irlanda.
In Europa, inoltre, nel corso dell’estate si sono susseguite numerose ondate di caldo senza precedenti. Copernicus indica infatti quella del 2019 come la stagione più calda di sempre: capace di battere in questo senso quelle, già roventi, del 2014, 2015 e 2018. Allo stesso modo, temperature particolarmente elevate sono state registrate in Alaska e in gran parte dell’Artico.
Anche in Italia, come riferito dall’agenzia Ansa, il 2019 si è chiuso “con un’anomalia di +0,96 gradi centigradi, rispetto alla media”. Mentre il decennio, come indicato da Michele Brunetti – responsabile della Banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna – è stato il più rovente di sempre.
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