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L’Italia è il primo paese al mondo per consumo di acqua minerale in bottiglia: ogni italiano ne beve all’anno 190 litri, spendendo in media mezzo milione di lire. Il giro d’affari è di 5.500 miliardi di vecchie lire, 700 dei quali reinvestiti in pubblicità. Sta di fatto che il business è grande, e l’autore Giuseppe
L’Italia è il primo paese al mondo per consumo di acqua
minerale in bottiglia: ogni italiano ne beve all’anno 190 litri,
spendendo in media mezzo milione di lire. Il giro d’affari è
di 5.500 miliardi di vecchie lire, 700 dei quali reinvestiti in
pubblicità.
Sta di fatto che il business è grande, e l’autore Giuseppe
Altamore, presentando il libro Qualcuno vuol darcela a bere
(Fratelli Frilli editori), ha sottolineato lo squilibrio tra canoni
pagati al Demanio pubblico per le concessioni dalle 250 etichette
italiane (pochi milioni, a volte centinaia di migliaia di lire!) e
introiti multimiliardari degli imbottigliatori.
In effetti, l’acqua di rubinetto costa dalle 600 alle 5000 volte in
meno. Ma, ci chiediamo, è davvero buona, come evidenziato
dall’autore?
I dati riportati nel libro denunciano innanzitutto che per un
ingiusto sproloquio legislativo i limiti di sostanze contaminanti
sono più permissivi per le acque minerali che per quelle degli
acquedotti: una sostanza pericolosa come l’arsenico, ad esempio,
nell’acqua di rubinetto non può superare i 10 microgrammi per
litro, mentre nelle acque minerali è tollerata fino a 50
microgrammi.
Inoltre, dalle lettere, interviste, documenti tutti
puntigliosamente citati nel libro, sembra chiaro che quella delle
acqua minerali è una vera e propria (e potente) lobby, capace
di far sparire proposte di legge o di influenzare i media.
Fin qui lo “scandalo” evocato dal sottotitolo del libro.
Per quanto concerne i pro e i contro dell’acqua minerale e di
quella del rubinetto invece, è vero che in alcuni casi l’acqua
imbottigliata può contenere più contaminanti di quella di
casa e che le etichette possono omettere alcune voci “scomode”
(fluoro e fluoruri, altri metalli pesanti indicatori del livello di
inquinamento dell’acqua), ma è anche vero che l’acqua di
rubinetto può contenere residui dei disinfettanti impiegati
per renderla più sicura, il cloro ad esempio. L’acqua di
rubinetto, meglio e più controllata di quella in bottiglia, in
alcune zone d’Italia non ha un buon sapore, ha cattivo odore,
è spesso troppo calcarea e, passando attraverso tubature
vetuste e rugginose, ha alle volte uno strano colore.
Insomma, liscia, gassata o… minerale o di rubinetto? Come
scegliere?
Diciamocelo, non è… facile come bere un bicchier d’acqua,
dettare una regola valida per tutte le situazioni: dall’incontro
con l’autore abbiamo desunto che l’acqua di rubinetto, anche delle
città, è più buona di quello che pensavamo (lo
conferma un’inchiesta di “Altroconsumo” del maggio ’03), e costa
poco. Ma concedersi un bicchiere d’acqua cristallina, una “cara”
bevuta di acqua minerale d’alta quota, con un basso residuo fisso e
zero nitrati… si può fare senza sensi di colpa. Forse la
miglior soluzione, per noi e per il nostro portafoglio, resta
proprio berne un po’ e un po’.
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