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Le caraffe filtranti sono, anche in Italia, le principali concorrenti dell’ acqua in bottiglia. La federazione delle industrie delle acque minerali, Mineracqua, presenta un esposto secondo cui l’acqua… la peggiorano.
“Inutili”, “dannose”, “pericolose”? Tra brocche filtranti,
acquedotti, acque minerali e impianti a osmosi inversa,
ripercorriamo i percorsi dell’acqua, dalle fonti al nostro
bicchiere, a tavola.
Cosa succede all’acqua… dal rubinetto di
casa
La procura di Torino ha affidato l’incarico di analizzare
l’acqua filtrata dalle tre più vendute brocche filtranti a
Ivo Pavan, docente dell’Università di Torino. Secondo il
consulente, le caraffe filtranti non migliorano l’acqua del
rubinetto, già “perfetta” così com’è.
E’ vero che l’acqua di rubinetto può contenere residui
del disinfettante impiegato per renderla più sicura, il
cloro. E’ controllata più di frequente e con criteri
più stringenti rispetto a quella in bottiglia, ma in alcune
zone d’Italia non ha un buon sapore, ha cattivo odore, è
calcarea e potrebbe passare attraverso tubature vetuste e
rugginose.
Il difetto più comune delle acque d’acquedotto italiane
è il sapore di cloro. E’ dovuto alla necessaria disinfezione
degli impianti. Ma il cloro è un gas. Lasciando per due ore
l’acqua in una brocca aperta, in frigorifero, e si volatilizza. Il
calcare si scioglie con una fettina di limone.
Cosa succede all’acqua… nella brocca
filtrante
Il filtro a carboni attivi riduce calcare, metalli e cloro, ma
impoverisce l’acqua. Non è “dannosa”, non è
“velenosa”, ma è certamente impoverita. In natura, nessuno
beve acqua distillata.
Dopo il trattamento i valori di calcio e magnesio si abbassano
notevolmente. Tuttavia, nelle avvertenze delle caraffe è
scritto che non devono essere usate con acque che hanno durezza
inferiore ai 19 gradi francesi, altrimenti si perdono quasi del
tutto i sali minerali. Dalle analisi, oltre a minime
quantità di sodio e potassio, risultano elementi di cui
prima non c’era traccia, come l’ammonio o l’argento che serve per
abbassare la carica batterica. L’acqua risulta lievemente
più acida: il ph iniziale di 7,65 dopo il passaggio in una
caraffa risulta da 6 a 5,92. Tuttavia, nota il perito, c’è
anche “un buon abbattimento della carica batterica”.
Già nel 2007 Altroconsumo scriveva che “l’utilizzo
della brocca per filtrare l’acqua del rubinetto è
praticamente inutile non solo quando le sostanze indesiderate sono
del tutto assenti nell’acqua di partenza, ma anche quando sono
presenti in tracce”.
Cosa succede all’acqua… nell’impianto a osmosi
inversa
Gli impianti a osmosi inversa “forzano” l’acqua che passa
attraverso membrane molto selettive: rimuovono per affinità
chimica (non per forza meccanica) diverse sostanze indesiderabili,
calcio, metalli, pesticidi. Perciò hanno bisogno di
un’alimentazione a corrente: l’acqua da sola non passa su e
giù una membrana.
Cosa succede all’acqua… in bottiglia
L’Italia è il primo paese al mondo per consumo di acqua
minerale in bottiglia: ogni italiano ne beve all’anno 190 litri,
spendendo in media quasi 300 euro. Il giro d’affari annuo è
intorno ai 2,25 miliardi di euro, 1/4 dei quali reinvestiti in
pubblicità.
I limiti di alcuni contaminanti sono un po’ più
accondiscendenti per le acque minerali rispetto a quelle
d’acquedotto. Inoltre, le etichette possono omettere alcune voci
“scomode” (fluoro e fluoruri, o metalli pesanti indicatori
dell’inquinamento dell’acqua). Ma molte acque minerali provengono
da zone incontaminate, non hanno nitrati, o vantano
proprietà peculiari grazie al complesso dei loro sali
minerali.
Liscia, gassata o… nella brocca?
L’acqua di rubinetto, anche delle città, è
più buona di quello che si pensa (lo confermano, anno dopo
anno, inchieste e prelievi in tutta Italia), e costa poco. Se si
vuole ridurre istantaneamente il cloro, la si può mettere
nelle brocche filtranti. Oppure, per avere sempre acqua corrente
demineralizzata, acquistare un impianto domestico a osmosi inversa.
E ogni tanto, a casa o quando si è fuori, anche concedersi
un bicchiere d’acqua cristallina, una “cara” bevuta di acqua
minerale d’alta quota, con un basso residuo fisso e zero nitrati…
si può fare senza sensi di colpa. Forse la miglior
soluzione, per noi e per il nostro portafoglio, è berne un
po’ e un po’.
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