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L’adattamento ai cambiamenti climatici è un’opportunità economica da non perdere. Parola di Bill Gates, Ban Ki-moon e Kristalina Georgieva.
Uragani, inondazioni, siccità, innalzamento del livello del mare. I cambiamenti climatici mostrano i loro effetti in modo sempre più tangibile e talvolta drammatico, come dimostrano le frequenti emergenze umanitarie che già oggi incidono sulle migrazioni forzate. Ma, se la comunità internazionale saprà lavorare sodo sull’adattamento, i benefici saranno immensi. Per gli ecosistemi, le persone, le città, ma anche per la crescita della nostra economia. A dirlo è la Global Commission on Adaptation, guidata da nomi di tutto rispetto: il filantropo e fondatore di Microsoft Bill Gates, l’ex-segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e la neo-direttrice operativa del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva.
Today, the Global Commission on Adaptation calls for accelerating action to face up to the challenge of our changing climate. No time to waste – early action is life saving and cost-effective. Read the report + join the call to #AdaptOurWorld https://t.co/bqy2Xw7NUO pic.twitter.com/mH0V1NC6sS
— Kristalina Georgieva (@KGeorgieva) September 10, 2019
Le armi che abbiamo a disposizione contro i cambiamenti climatici si possono dividere in due grandi famiglie: mitigazione e adattamento. Due approcci che non sono in contrasto tra loro, ma procedono di pari passo. Chiudere al traffico il centro di una città è una tipica politica di mitigazione, perché evita che vengano immessi in atmosfera i gas serra, responsabili – secondo il 97 per cento degli scienziati – di innalzare le temperature globali. Lo stesso si può dire dell’uso di energia da fonti rinnovabili, della piantumazione di nuovi alberi e così via.
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Le misure di adattamento, invece, partono dal presupposto per cui gli stravolgimenti del clima siano già in corso e la comunità globale debba tentare di limitare i danni. Il primo report pubblicato dall’organizzazione cita qualche esempio. “Una giovane donna in Bangladesh sente la sirena di un tifone in arrivo e trasferisce la sua famiglia al sicuro. Un agricoltore nello Zimbabwe impiega una nuova varietà di mais più resistente alla siccità. In Danimarca, gli ingegneri riprogettano le strade delle città per renderle meno inclini alle alluvioni. Un dirigente in Indonesia usa i dati e le mappe sul rischio idrico per definire i suoi investimenti. In Colombia, un urbanista decide di dipingere i tetti di bianco per proteggere gli edifici dal caldo eccessivo”. Scelte concrete, efficaci, sempre più diffuse. Scelte che rappresentano sia una responsabilità morale, sia un imperativo economico.
Adapting to climate change requires support from governments and businesses to ensure those most at risk have the opportunity to thrive. A new report from @GCAdaptation lays out steps we can take to address this urgent issue. https://t.co/QWEGBqY3Vl
— Bill Gates (@BillGates) September 20, 2019
Il rapporto della Global Commission on Adaptation sfodera numeri clamorosi. Ipotizziamo che, nel decennio 2020-2030, in tutto il mondo si investano 1.800 miliardi di dollari in cinque diversi ambiti: rafforzare i sistemi di allerta preventiva, modificare le infrastrutture per renderle resilienti, migliorare la produzione agricola nelle terre aride, proteggere le mangrovie e migliorare i sistemi di gestione dell’acqua. Alla fine, questo investimento frutterebbe 7.100 miliardi di dollari in benefici economici netti.
C’è di più, perché le azioni di adattamento generano un “triplo dividendo”, che il report illustra attraverso alcuni casi reali. Il primo fattore è quello delle perdite evitate. Un sistema di allerta che si attiva 24 ore prima di una tempesta o di un’ondata di calore, per esempio, riduce del 30 per cento i danni futuri. Nei paesi in via di sviluppo, spendere 800 milioni di dollari per queste tecnologie può evitare perdite comprese fra i 3 e i 16 miliardi di dollari annui. Il secondo pilastro di questo triplo dividendo è quello dei benefici economici puri e semplici: le tecnologie di irrigazione a goccia sono nate per le zone in cui l’acqua scarseggia, ma sono sempre più comuni perché aumentano la produttività dei raccolti.
Infine, ci sono i benefici sociali e ambientali. Le foreste di mangrovie proteggono 18 milioni di persone dalle inondazioni costiere, scongiurando perdite economiche pari a 80 miliardi di dollari ogni anno. Per non parlare dell’impatto positivo sulla pesca, sulle foreste e sulle attività ricreative, stimato in 40-50 miliardi l’anno. Sommando tutti questi addendi, emerge che ogni dollaro investito per tutelare e ripristinare le foreste di mangrovie torna indietro moltiplicato fino a dieci volte. “L’adattamento non è soltanto la cosa giusta da fare – commenta Ban Ki-moon –, ma è anche la più intelligente per dare slancio alla crescita economica e costruire un mondo resiliente”.
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