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I camion adibiti al trasporto degli agnelli presentano diverse irregolarità. Ne abbiamo seguiti alcuni per documentarle.
Nel periodo prima di Pasqua l’Italia importa decine di migliaia di agnelli destinati a finire sulle nostre tavole. Il consumo di carne ovina è diminuito fortemente negli anni, ma la tradizione di mangiarla nel periodo pasquale continua, tanto che le macellazioni di agnelli in questo periodo raggiungono la quota di 375mila animali. Molti di questi provengono dall’estero, da Ungheria e Romania innanzitutto.
Come l’anno scorso, anche quest’anno noi di Essere Animali abbiamo formato un team per raggiungere Gonars, una località a pochi chilometri dal confine con la Slovenia per monitorare i camion di agnelli provenienti dall’Est Europa e diretti agli impianti di macellazione italiani. Ora è un momento cruciale in Europa, perché entro l’autunno del 2023 si attende una nuova proposta di legge sui trasporti di animali vivi.
La nostra modalità d’intervento è questa: ci appostiamo nella stazione di servizio più vicina al confine da dove è possibile vedere con chiarezza i camion mentre passano dall’autostrada. Non appena ne avvistiamo uno, iniziamo a inseguirlo. In base a quando lo abbiamo avvistato e alla velocità di percorrenza del camion facciamo una stima del minuto preciso entro cui riusciamo a raggiungerlo.
Sappiamo che questi camion sono diretti in Puglia e Lazio, perché è qui che ci sono i principali impianti di macellazione italiani per gli ovini. Per questo sappiamo anche che dovranno per forza passare da Veneto ed Emilia-Romagna.
Una volta dietro al camion, ci accostiamo per capire la provenienza, fare una stima degli animali presenti e iniziare a individuare visivamente eventuali irregolarità. Se le condizioni sono problematiche chiediamo subito l’intervento della polizia stradale. Non sempre si riesce a far sanzione i camion come vorremmo, perché il Regolamento che c’è ora è del 2005: è obsoleto, non è in grado di proteggere concretamente gli animali e lascia troppo spazio a interpretazioni.
Insieme a noi domenica 10 aprile era presente anche Eleonora Evi, eurodeputata, co-portavoce nazionale di Europa Verde e membro della Commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto (Anit). Averla con noi è stato importante per far arrivare la nostra voce in Europa.
Su questi camion le condizioni per gli animali sono durissime: gli spazi sono ridotti, i compartimenti troppo bassi, tanto che non riescono a muoversi liberamente e a volte non possono persino alzare la testa. I beverini non sono adatti agli ovini, perciò sono assetati. Un agnellino aveva la zampa incastrata tra le sbarre del camion ed è rimasto così per ore e ore.
Alla fine delle nostre attività di monitoraggio abbiamo percorso oltre 2.500 km per un totale di 50 ore trascorse su strada. Grazie alle nostre segnalazioni tre camion, di cui due provenienti dall’Ungheria e uno dalla Romania, sono stati sanzionati. Purtroppo, però, il problema non sono soltanto le violazioni al regolamento sui trasporti: come dicevamo prima è la normativa ad essere carente e con questo lavoro di indagine vogliamo denunciare proprio questo, chiedendo alla Commissione europea di rivedere le norme sul trasporto per proteggere concretamente gli animali.
Vedere le condizioni degli animali è stato durissimo: erano cuccioli impauriti, stipati, sottoposti a sofferenze continue, strappati troppo presto alle loro madri. Le immagini rimandano solo a una parte di quello che c’è da vedere. Il pensiero che ogni tanto mi è venuto in questi giorni è che difendere gli animali è proprio una scelta forte, a volte quasi azzardata, perché ci sono un sacco di forze esterne, sistemiche, che ti portano a dire “stai combattendo una battaglia più grande di te”, ma allo stesso tempo non potremmo fare altrimenti, dobbiamo continuare a essere dalla loro parte per cambiarne il destino.
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