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In Italia, il consumo di agnelli sta diminuendo, ma c’è ancora molto lavoro da fare, per loro e per tutti gli altri animali degli allevamenti.
Nel nostro Paese nel periodo pasquale vengono macellati 300mila agnelli, su un totale di oltre 2 milioni all’anno. Numeri ancora troppo alti, ma che fortunatamente sono in continuo calo. Tra il 2010 e il 2016 le macellazioni sono diminuite di quasi la metà, ma da allora il calo è molto rallentato. Se nel 2010 finivano al macello circa 4,5 milioni di agnelli, nel 2016 questo numero sfiorava i 2,4 milioni, arrivando a toccare i 2,3 milioni nel 2020.
Parliamo di macellazioni perché non tutti vengono allevati in Italia: nel 2019 è stato importato dall’estero il 33 per cento degli agnelli, dopo viaggi che a volte durano anche 30 ore. La riduzione del consumo di questa carne è sicuramente parte di un cambiamento culturale: lo dimostrano le centinaia di persone che ogni anno aderiscono alla nostra campagna #IoNonLoMangio.
I motivi per cui questa Pasqua vogliamo invitarvi a non mangiare carne, di qualunque animale, sono tanti, ma per iniziare ne abbiamo scelti tre:
Uno dei motivi per cui molte persone non mangiano carne d’agnello a Pasqua è perché sono dei cuccioli. Ma non dobbiamo dimenticare che negli allevamenti intensivi lo sono quasi tutti. Sono molto pochi, infatti, gli animali a cui è concesso di superare l’anno di vita, sempre a patto di essere produttivi.
Quando usati per la produzione di carne, gli animali negli allevamenti intensivi vengono mandati al macello nel giro qualche mese. Nel caso dei polli broiler per esempio si parla di 40-50 giorni; la vita dei tacchini dura poco più di 3 mesi; quella dei maiali dura tra i 6 e gli 11 mesi; mentre quella dei bovini va dai 6 ai 24 mesi al massimo. Solo le femmine impiegate per la riproduzione o la produzione di uova e latte possono vivere più a lungo, ma, una volta calata la produzione, anche loro finiscono al macello. In natura la loro vita sarebbe molto più lunga, dagli 8 anni dei polli ai 15 dei maiali, fino ai 20 delle mucche.
Gli agnelli sono animali molto affettuosi e teneri, perciò non è difficile empatizzare e decidere di non mangiarli. Questa fortuna non tocca a tutti gli animali, come i maiali o i polli, meno “belli”, ma non meno sensibili al dolore. Negli allevamenti questi animali subiscono vere e proprie torture, come mutilazioni al becco e alla coda, o la castrazione senza anestesia. Non meno difficile è la convivenza forzata in spazi angusti e sovraffollati, condizioni che li portano ad essere aggressivi tra loro. Non va meglio alle femmine: fecondate forzatamente e separate dai loro piccoli poco dopo la nascita.
Una volta al macello, non sempre i metodi di stordimento funzionano o vengono effettuati correttamente: sono molti gli animali a soffrire inutilmente anche negli ultimi minuti della loro vita, come documentano numerose nostre indagini.
Per Pasqua abbiamo pensato a un menù adatto a chi vuole mangiare vegetale senza rinunciare al gusto. Diminuire il proprio consumo di carne è fortemente consigliato da moltissimi studi e istituti di sanità. Numerose organizzazioni, inclusa la Società italiana di nutrizione umana, hanno dichiarato che la dieta senza carne e prodotti di origine animale è sicura in tutte le fasi della vita.
Oltre a questo, un’alimentazione senza crudeltà risparmia enormi sofferenze agli animali e tutela l’ambiente. Gli allevamenti intensivi sono infatti responsabili di una grossa parte delle attuali emissioni di gas serra e dell’inquinamento delle falde acquifere, per non parlare della deforestazione e la perdita di biodiversità. Scegliere un menù vegetale può sembrare un piccolo gesto, ma i benefici sono enormi.
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