Rifiutano lo Stato Islamico e sono convinti che fallirà nel suo obiettivo di creare un nuovo califfato in Medio Oriente, pensano che la religione ricopra un ruolo troppo importante nella vita di tutti i giorni e che la guerra in Siria nasconda un conflitto per procura tra potenze mondiali e regionali: sono i giovani del mondo arabo fotografati dal sondaggio di Arab youth survey 2016. Un’indagine basata su oltre 3.500 interviste a giovani tra i 18 e i 24 anni in 16 diversi paesi dell’area che restituisce un interessante spaccato delle paure e aspirazioni delle future generazioni arabe.
Pubblicato dalla società di consulenza e relazioni pubbliche globale Asda’a Burson-Marsteller, lo studio è alla sua ottava edizione. A cinque anni dall’inizio delle cosiddette primavere arabe, mostra che i giovani intervistati privilegiano la stabilità alle aspirazioni democratiche (53 per cento), e che in pochi (36 per cento) pensano che le condizioni di vita nei rispettivi paesi siano migliorate dopo l’ondata di proteste rivoluzionarie. Un dato significativo se paragonato al 92 per cento che nel 2011 aveva messo “vivere in democrazia” in cima a propri desideri.
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Disoccupazione, preoccupazione costante
Per molti, una preoccupazione costante resta quella della mancanza di lavoro: il Medio Oriente – secondo dati della Banca Mondiale – presenta il tasso di disoccupazione giovanile più alto del mondo e sono oltre 75 su circa 200 milioni i giovani disoccupati nella regione. Secondo gli intervistati è la mancanza di opportunità e di un futuro, più dell’estremismo religioso, che assicura a Isis/Daesh un terreno fertile per fare proseliti. Presso i ragazzi, infatti, i combattenti sotto i vessilli neri raccolgono solo il 13% dei consensi, il 6% in meno di un anno fa. Consensi che, comunque, sarebbero concessi solo “nel caso in cui l’Isis rinunciasse alla violenza”.
Infografica Arab Youth Survey 2016
“Questa indagine fornisce dati importanti su come la gioventù araba consideri l’ambiente nel quale vive come stimolante ed in continua evoluzione” osserva Donald A. Baer, presidente di Burson-Marsteller. “I giovani intervistati oggi saranno la società di domani, proprietari di aziende, lavoratori e consumatori e i dati di questa ricerca aiutano tutti noi a comprendere meglio questo spaccato di società”. Il sondaggio ha coinvolto giovani di Algeria, Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Cisgiordania, Qatar, Arabia saudita, Tunisia, Emirati arabi e Yemen.
Giovani divisi sulla Siria
Una lista in cui manca la Siria, ma sul conflitto che insanguina da oltre cinque anni il paese, gli intervistati sembrano divisi. Quello in atto, secondo il 39 per cento di loro, nasconde un conflitto per procura tra potenze mondiali e regionali, mentre il 29 per cento la considera una rivoluzione contro il regime di Bashar al Assad e per il 22 per cento è una guerra civile tra siriani.
Nelle società mediorientali, viste con gli occhi dei giovani arabi, la religione, ricopre un ruolo “troppo importante” (52 per cento) mentre uno u due sostiene l’accordo sul nucleare tra Washington e Teheran che ha consentito all’Iran di uscire da un isolamento internazionale durato oltre 20 anni. Un ultimo dato, significativo, riguarda le libertà personali e i diritti umani: il 67 per cento dei giovani chiede ai propri leader e governi di fare di più per migliorare gli standard e di agire, soprattutto, a favore dei diritti delle donne.
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