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E’ venuto fino in Italia, per chiedere al nostro paese “di portare la pace laddove c’è guerra e l’armonia dove ora c’è violenza”. Poi, finita la sua ambasciata in Europa, l’arcivescovo cattolico maronita di Aleppo Joseph Tobji tornerà nella sua città, a resistere e dar sollievo ai suoi concittadini, da qualche settimana assediati dai violenti
E’ venuto fino in Italia, per chiedere al nostro paese “di portare la pace laddove c’è guerra e l’armonia dove ora c’è violenza”. Poi, finita la sua ambasciata in Europa, l’arcivescovo cattolico maronita di Aleppo Joseph Tobji tornerà nella sua città, a resistere e dar sollievo ai suoi concittadini, da qualche settimana assediati dai violenti e sanguinosi bombardamenti del governo siriano. Un attacco continuo che il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni definisce “irragionevole”, e che a livello internazionale ha portato alla gravissima sospensione dei colloqui di pace sulla Siria tra Stati Uniti e Russia.
Incontro con Arcivescovo maronita di #Aleppo, Joseph Tobji, in Comm. Affari esteri. Diretta: https://t.co/M52ALz4bBy pic.twitter.com/ojHtzfMSwl
— Senato Repubblica (@SenatoStampa) 4 ottobre 2016
Sebbene quella dell’arcivescovo di Aleppo sia una posizione in parte privilegiata (il religioso maronita vive nella parte ovest della città, mentre quella sotto assedio è la zona est, dove sono rimasti appena in 300mila), la situazione che descrive nella sua visita ai parlamentari italiani è impressionante: “I terroristi sparano sui civili, i bambini morti o mutilati sono migliaia. Non ci sono più chiese, abbiamo la corrente elettrica solo per due ore al giorno. Hanno tagliato l’acqua alla parte ovest. Io per la doccia uso 4 litri di acqua che vengono riciclati grazie ad un catino sottostante. Chi era ricco, ora vive sulla soglia della povertà, gli altri sono drammaticamente sotto: mancano anche il pane e i medicinali, non abbiamo più niente“.
Eppure l’arcivescovo Tobji, mentre chiede all’Italia uno sforzo per la pace “da religioso”, parlando “da politico” contesta le posizioni degli Stati Uniti e quindi dell’Occidente tutto, difendendo il regime di Bashar al Assad: “Lui è il presidente eletto, perché mi devono imporre l’idea che Assad sia il diavolo? I ribelli sono seguiti sul serio da pochissime persone, l’America sbaglia a voler imporre il suo modello di democrazia: come si è ridotto l’Iraq dopo Saddam Hussein?”. La strategia, secondo Tobji, deve essere un’altra: “Fermare la vendita di armi e bloccare il flusso di terroristi via Turchia e Giordania. La guerra ci distrugge e le sanzioni economiche sono peggiori delle bombe”.
Le parole dell’arcivescovo di Aleppo non sono però semplici da digerire per l’Italia. Il ministro degli Esteri Gentiloni, anche nel giorno più difficile per la diplomazia con la rottura delle trattative Usa-Russia, ribadisce che “per l’Italia la guerra non è una soluzione e che la priorità sono le iniziative umanitarie”, ma condanna una volta di più il regime di Damasco, protagonista “di una offensiva di una violenza senza precedenti e di una totale irragionevolezza: si tratta di bombardamenti indiscriminati su una città delle dimensioni di Bologna abitata da quasi trecentomila persone, nella quali si annidano secondo il regime siriano 15-16mila militanti delle forze ribelli”. In pratica, per dar la caccia a 15mila ribelli, Assad sta spianando una delle città più antiche del mondo, nonché la seconda più grande della Siria.
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