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Al Musme di Padova, una nuova sezione racconta lo sport come medicina, il coraggio dei campioni e l’importanza del progresso tecnologico delle protesi per sfidare l’impossibile.
Alex Zanardi, Bebe Vio, Martina Caironi sono tra i paratleti diventati in qualche modo simbolo di una categoria, dello sport oltre le barriere, di una tecnologia che permette di superare i propri limiti e sfidare l’impossibile. Per questo le protesi con cui questi sportivi hanno vinto gare di livello mondiale sono ora esposte in un museo.
Dallo scorso ottobre, al Musme, il Museo di Storia della Medicina di Padova, una nuova parete dedicata a sport, tecnologia e disabilità mette in mostra i supporti, frutto di studi e ricerche che spaziano dalla fisica alla biologia, dalla chimica all’ingegneria, che hanno permesso ai tre campioni di praticare sport oltre la disabilità. C’è la gamba con cui Martina Caironi si è sempre allenata per diventare la donna con protesi più veloce al mondo e che la stessa atleta ha personalizzato con disegni da lei creati per trasformarla in un oggetto di design da indossare; c’è il braccio usato da Bebe Vio sia nel corso degli allenamenti che nelle gare (come i Mondiali di Budapest dell’ottobre 2013) che è la prima protesi per fioretto al mondo; c’è la handbike con cui Alex Zanardi ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012. E, accanto a ogni oggetto, c’è il racconto appassionato dei tre protagonisti poiché la tecnologia aiuta molto, ma non basta, ci vuole il coraggio di andare avanti, la forza di volontà di non mollare mai.
Obiettivo dell’esposizione, sottolineare l’importanza dello sport come medicina contro l’apatia, l’isolamento, come strumento per una riabilitazione fisica e psicologica, e il valore delle persone, del loro impegno e della loro resilienza. Inoltre, l’intento è quello di spostare l’attenzione sulla necessità del progresso medico tecnologico nel campo delle protesi e dell’accessibilità a questi supporti da parte di sempre più persone.
Gli stessi scopi sono condivisi da Toyota, brand dell’automotive che si è posta l’obiettivo di operare come una human movement company per dare a tutti la possibilità di superare i propri limiti attraverso la mobilità. Se da una parte, con il progetto Start Your Impossible e il Toyota Team (di cui fa parte anche Bebe Vio), la casa giapponese si è impegnata a supportare i Comitati Olimpici Nazionali e Paralimpici in vista dei Giochi di Tokyo 2020, dall’altra Toyota continua a lavorare per sviluppare mezzi dotati di tecnologia e intelligenza artificiale che possano migliorare la vita delle persone, comprese quelle con disabilità.
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