Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
L’università statunitense ha adottato un nuovo sistema antispreco che trasforma gli scarti alimentari in mangimi animali, acqua e ingredienti per la produzione di biocarburanti.
Ogni anno, nella mensa dell’Università di Stanford, in California, gli avanzi delle colazioni, dei pranzi e delle merende degli studenti sono davvero tanti. Con il nuovo anno accademico, l’Università ha quindi deciso di intervenire nei confronti di questo spreco adottando un sistema innovativo di trattamento degli avanzi. In collaborazione con la compagnia Sustainable Alternative Feed Enterprises (Safe), l’ateneo riciclerà il cibo anziché gettarlo nella spazzatura, trasformandolo in acqua, mangime secco per animali e ingredienti per la produzione di biocarburanti. Il sistema prevede che attraverso lo smistamento degli avanzi alla fonte, la raccolta e il trasporto degli scarti in veicoli e contenitori speciali, si arrivi a trasformare circa il 90 per cento del materiale raccolto.

Secondo le stime, ogni tonnellata di mangime prodotto con questo metodo andrà a sostituire una tonnellata di mais utilizzato normalmente nei mangimi, e consentirà un risparmio di oltre 1.000 tonnellate di acqua, che sarebbe servita per l’irrigazione del mais.
“Il metodo della Stanford”, ha spiegato Louie Pellegrini di Safe allo Stanford Daily, “rappresenta un’alternativa meno costosa rispetto al compostaggio e ai digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti e costa un terzo in meno. Inoltre genera un profitto quattro volte maggiore“.
Il sistema, inoltre, è modulare e in grado di trasformare da poche a diverse centinaia di tonnellate di scarti alimentari ogni giorno.
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