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Nei paesi in via di sviluppo l’uso del latte artificiale può essere un rischio per i neonati. Nella settimana mondiale per l’allattamento materno, l’ong Azione contro la fame lancia una campagna per la libertà di scelta dei genitori.
In condizioni di vita estreme, segnate da povertà, conflitti, mancanza di igiene e scarsità di acqua potabile, l’uso di latte artificiale per neonati al posto del latte materno è un ulteriore fattore di rischio per la salute dei bambini. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), infatti, nei Paesi in via di sviluppo la pratica dell’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi potrebbe salvare la vita a 825mila bambini ogni anno.
Eppure tante donne sono condizionate all’utilizzo precoce del latte artificiale, perché le maggiori aziende produttrici di sostituti artificiali del latte materno promuovono in modo aggressivo i loro prodotti influenzando le decisioni dei genitori, in aperta violazione del Codice internazionale per la commercializzazione del latte artificiale. Il Codice è stato adottato dall’Oms nel 1981 per regolamentare la promozione da parte delle aziende produttrici di alimenti per l’infanzia, latte per neonati e alimenti simili che sostituissero parzialmente o interamente il latte materno. In questi 40 anni, tuttavia, il codice e le sue successive risoluzioni – accettate da 135 Paesi – sono state raramente implementate e tuttora la conformità è lungi dall’essere sufficientemente controllata quasi ovunque, a maggior ragione nei Paesi dove sarebbe più necessaria.
Leggi anche: Dieci fatti sull’allattamento al seno secondo l’Oms
Molti produttori di latte artificiale continuano ad avere problemi con il rispetto del codice: le violazioni più comuni riguardano la promozione di latte artificiale nei media, nelle farmacie e nei centri sanitari, nonché violazioni alle regole di etichettatura, con testi o messaggi che idealizzano il latte in polvere o riportano informazioni in una lingua straniera. È particolarmente grave quando le aziende usano il personale sanitario per i loro messaggi di marketing, perché la maggior parte dei genitori ritiene la voce del personale medico più credibile. Esistono molti casi documentati in cui produttori di latte artificiale hanno utilizzato piccoli doni, aiuti tecnici o sponsorizzazioni finanziarie per coinvolgere medici e farmacisti nella promozione dei loro prodotti.
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Ci sono casi in cui l’uso del latte artificiale è giustificato – sia da un punto di vista medico sia perché le madri vogliono o hanno bisogno di tornare rapidamente al lavoro. Tuttavia, gli effetti positivi dell’allattamento al seno sono comprovati e si stima che si potrebbero salvare oltre 800mila vite di bambini ogni anno grazie all’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita.
Ciò riguarda principalmente i Paesi emergenti e in via di sviluppo, dove l’accesso ad acqua sicura e a servizi igienici adeguati è limitato e dove infezioni respiratorie, diarrea e morbillo sono diffusi. In queste circostanze il passaggio dal latte materno al latte artificiale può fare la differenza tra la vita e la morte, perché, ad esempio, il latte in polvere viene miscelato con acqua contaminata oppure perché i biberon utilizzati non sono sterilizzati, esponendo i neonati al rischio di infezioni e batteri. Il latte materno è l’alternativa migliore dal punto di vista immunologico e la più economica: offre tutti gli anticorpi di cui un bambino ha bisogno, aumenta il suo sistema immunitario e fornisce sostanze nutritive vitali per sostenere la salute a lungo termine. Nessun latte artificiale può competere con il latte materno.
Le vendite di alimenti per neonati sono state in costante ascesa negli ultimi decenni: nel 1998 il mercato del latte artificiale ammontava a oltre 12 miliardi di euro, nel 2014 era già triplicato e nel 2019 si prevede che il volume del mercato potrebbe superare i 70 miliardi di euro.
Se questo dato dovesse concretizzarsi, il tasso mondiale di allattamento al seno, attualmente solo al 40 per cento, potrebbe ridursi ulteriormente. Eppure, basterebbe un investimento di 475 milioni di euro per stabilire entro il 2025 i tassi di allattamento raccomandati dall’Oms: portare al 50 per cento il tasso di allattamento al seno esclusivo nei bambini fino a sei mesi.
I casi studio condotti da Azione contro la fame nel 2017 in Bangladesh, Burkina Faso e Camerun sull’influenza che la promozione di latte artificiale per neonati ha sulla scelta delle famiglie, in particolare delle madri, giungono alle conclusioni che promuovere un prodotto, qualunque sia il mezzo, influenzerà la scelta di una madre su come nutrire il proprio bambino.
La campagna Let them choose di Azione contro la fame non si limita a denunciare questo problema ma si pone anche l’obiettivo ambizioso di creare un cambiamento virtuoso, facendo leva sulla responsabilità sociale delle aziende e sulla sensibilità della società civile in merito all’argomento. Azione contro la fame, infatti, offre alle aziende un piano d’azione per migliorare le loro politiche, che prevede una serie di attività per arrivare ad essere pienamente in linea con il codice.
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