
Dal distretto tessile di Prato nasce Bettaknit, una startup che crea una community di appassionati di lavoro a maglia.
La startup mette in contatto diretto produttori e consumatori. L’agricoltura sostenibile e a km zero passa da qui.
È la nuova frontiera dei gruppi d’acquisto. Nato in Francia nel 2011, L’alveare che dice sì! è arrivato anche in Italia e in pochi mesi ha già conquistato decine e decine di produttrici e di consumatori. Un nuovo modo di fare la spesa e di mettere in contatto chi produce con chi compra. Puntando su sostenibilità, rintracciabilità, produzione locale.
Fondato a fine 2015 presso i locali dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, L’Alveare che dice sì! permette agli utenti che si collegano al sito web o scaricano l’app gratuita di comprare prodotti freschi quali frutta, verdura, uova, miele, pane direttamente dai contadini che quei prodotti li ha coltivati e raccolti.
Per i produttori è necessario iscriversi alla piattaforma messa a disposizione dalla startup, per iniziare a far parte dell’alveare di quella precisa zona, che avrà un raggio circa di 250 chilometri. A quel punto gli utenti possono scegliere l’alveare più vicino in base anche ai prodotti che vuole acquistare.
Settimanalmente il gestore dell’alveare, ovvero colui che tiene i contatti tra produttori e consumatori e può gestire anche le visite guidate alle aziende, pianifica l’incontro per la distribuzione dei generi alimentari scelti durante la visita al sito o tramite l’applicazione sullo smartphone. Insomma una versione 2.0 dei gruppi d’acquisto.
Sono le donne ad aver dato una maggiore spinta al successo del progetto, come spiega anche Eugenio Sapora, fondatore della startup: “L’Alveare che dice sì! deve molto alle donne che lavorano al progetto. L’universo femminile dell’Alveare che dice sì! è in continua espansione ed è fondamentale per una startup che si fonda sui principi della condivisione, del rispetto, della genuinità. Valori di cui le donne sono vere portatrici”.
Sono infatti sempre più numerose le nuove imprese in rosa, come sottolineato anche dall’ultimo rapporto di Unioncamere: il 28,4 per cento delle donne imprenditrici si occupano di agricoltura, silvicoltura e pesca. La stessa Fao afferma come il ruolo delle donne in agricoltura a livello mondiale sia fondamentale per quanto concerne la sicurezza alimentare, la diversità nella dieta e la salute dei bambini.
“Trovo fantastica questa rete – racconta Camilla, 22 anni e responsabile delle vendite nell’azienda di famiglia nel piemontese – perché finalmente vengono valorizzati dei prodotti di piccoli produttori che emergerebbero con difficoltà!”
.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dal distretto tessile di Prato nasce Bettaknit, una startup che crea una community di appassionati di lavoro a maglia.
Annunciate le realtà selezionate per la seconda edizione di Women in Action, il programma di accelerazione di LifeGate Way: scopriamole.
Una startup a vocazione sociale che trasforma gli scarti alimentari in risorse per l’economia circolare: è l’italiana Coffeefrom.
Primo Climate è il primo fondo di venture capital italiano che si concentra esclusivamente sul climate tech. Coinvolgendo anche LifeGate.
Trasformare gli scarti tessili in nuove materie prime, ecologiche e completamente riciclabili: è l’idea al centro del lavoro di CDC Studio.
Ansia da matematica? Il 48 per cento degli studenti italiani ne soffre. Math Legacy usa il gioco per trasformare la matofobia in fiducia nei numeri.
Il 12 marzo scopriremo le startup selezionate per la seconda edizione di Women in Action, il programma di accelerazione di LifeGate Way.
Da scarto a risorsa: Kymia è la startup al femminile che allunga la vita del mallo del pistacchio, prezioso ingrediente per la cosmetica e la nutraceutica.
Approvati i fondi per il ripristino degli impianti di desalinizzazione di Porto Empedocle, Enna e Trapani: pregi e difetti di un’utopia che è ormai realtà.