Amazzonia, per i consumi italiani abbattuti quattromila ettari di foresta all’anno

Un rapporto pubblicato dal Wwf mette in luce quali sono le cause economiche della deforestazione in Amazzonia.

Mentre è in pieno svolgimento la prima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite che si tiene alle porte dell’Amazzonia, il Wwf lancia un nuovo allarme sulla condizione della più grande foresta del mondo, puntando il dito, tra gli altri, sul ruolo dell’Italia. Secondo l’organizzazione non governativa ambientalista, infatti, il nostro paese è responsabile di un’enorme quota di deforestazione.

Rasi al suolo in Amazzonia cinquemila campi da calcio all’anno per i consumi italiani

L’analisi è contenuta in un rapporto, intitolato “Amazon foot print report 2025”, pubblicato assieme all’organizzazione no profit Trase, alla Chalmers university of technology e allo Stockholm environment institute, è stato presentato presentato martedì 18 novembre proprio alla Cop30 in corso a Belém, in Brasile. Secondo il documento, la necessità di far fronte ai consumi italiani implica il consumo di quattromila ettari di foresta ogni anno. Qualcosa come la superficie di cinquemila campi da calcio.

Il report del Wwf analizza infatti i “driver” della deforestazione, ovvero le attività che la generano. E, secondo gli autori, rappresenta il primo documento nel quale si effettua tale analisi in modo transfrontaliero. E nel mirino ci sono in particolare le agro-industrie. Queste ultime, con in testa la produzione di carne bovina, seguita dallo sfruttamento del legname, “sono associate a 8,6 milioni di ettari di deforestazione tra il 2018 e il 2022”, si legge nel rapporto.

Allevamenti di bovini e colture agricole al posto di alberi

Più nello specifico, gli allenamenti bovini rappresentano nettamente la principale causa di deforestazione tra quelle legate alla produzione di materie prime, con ben il 78 per cento (6,7 milioni di ettari). Al secondo posto c’è la coltivazione di soia, anch’essa particolarmente distruttiva ma ben indietro, essendo responsabile solo del 4,6 per cento dell’abbattimento di alberi nella foresta amazzonica.

Contadini Sierra Leone
La deforestazione è una piaga che sembra insanabile, una pratica estrattiva già tradotta, per le piccole comunità rurali, nella sostanziale inaccessibilità all’acqua © Mattia Rigodanza

Il fenomeno è d’altra parte sotto gli occhi di tutti. Il rapporto indica infatti che, soprattutto nell’Amazzonia centro-orientale – ovvero quella che in buona parte è situata sul territorio del Brasile – si rinuncia alla foresta proprio per fare spazio ai pascoli del bestiame. Al contrario, nella porzione che incide su Bolivia, Perù e Ecuador risultano in crescita soprattutto le coltivazioni: in particolare mais, palme da olio e altre colture industriali.

L’enorme impatto delle catene di approvvigionamento sulla foresta in Amazzonia

Si tratta di prodotti che rispondono spesso alla domanda in arrivo dalle nazioni del Nord del mondo, Unione Europea inclusa. “Le catene di approvvigionamento globali hanno un impatto enorme – precisa il Wwf -. In media, soltanto tra il 2020 e il 2022, i paesi membri dell’Ue sono stati all’origine di circa il 20 per cento della deforestazione per una serie di commodities”. Secondo l’organizzazione non governativa ambientalista, in questo senso a pesare è soprattutto la domanda di soia, mais e cacao.

Il rapporto ricorda anche che la foresta amazzonica ha già perso il 17 per cento della sua estensione negli ultimi decenni. Un problema gigantesco anche nell’ottica della mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché come noto le aree boschive permettono di assorbire una quota fondamentale della CO2 prodotta dalle attività umane, a cominciare da quella dipesa dalla combustione di fonti fossili. Se vogliamo evitare gli scenari più drammatici in termini di riscaldamento globale, dobbiamo ripensare profondamente le filiere di produzione e i nostri consumi”.

L’appello all’Unione europea affinché non rinvii le misure di contrasto alla deforestazione

È perciò “cruciale che l’Unione europea non rinvii né indebolisca le misure previste per contrastare la deforestazione. Ogni tentativo di rinvio o annacquamento minerebbe la credibilità dell’Ue. È il momento di dimostrare leadership, non di arretrare”, ha dichiarato il responsabile ufficio foreste del Wwf Italia, Edoardo Nevola, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa.

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