Antonio Dikele Distefano. Scrivo per smontare i pregiudizi e far nascere dubbi

Antonio Dikele Distefano è uno degli scrittori italiani più famosi tra i giovani. Grazie alle sue parole su Instagram e alla capacità di dar voce a chi si sente escluso, può essere definito il Ghali della letteratura.

“Cambiare il mondo non lo so, però puoi sensibilizzare gli individui. Puoi far stare meglio le persone, essergli d’aiuto”. Usa queste parole il cantante Ghali, “un po’ italiano un po’ tunisino”, nell’intervista di copertina pubblicata da Rolling Stone, una delle riviste di musica più importanti e longeve al mondo, e conquistata a suon di apprezzamenti e di milioni di ascolti tra Youtube e Spotify. L’intervista è stata realizzata da Antonio Dikele Distefano, ovvero il protagonista di questa intervista.

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Distefano è uno scrittore di 26 anni, nato in Italia, a Busto Arsizio, da genitori angolani, che ha fatto dell’espressione artistica un modo per convogliare tutta l’energia accumulata nel corso della sua infanzia e della sua adolescenza, fatta di sfide e di tentativi per uscire da una condizione e un contesto difficili. Anche lui, come l’amico Ghali, usa le parole per cercare di essere d’aiuto e da esempio per i più giovani, per cercare di infondere ottimismo. Distefano, però, ha conquistato la classifica dei libri più venduti, grazie a Non ho mai avuto la mia età (edito da Mondadori), il quarto romanzo in quattro anni.

Antonio Dikele Distefano
Lo scrittore Antonio Dikele Distefano, autore di Non ho mai avuto la mia età (edito Mondadori)

Assistendo alle sue presentazioni, l’impatto che si ha è immediato. Ad ascoltare Distefano ci sono adolescenti e giovani che lo seguono ora dopo ora su Instagram, che conoscono a memoria le sue citazioni, i suoi spostamenti. Ciò che colpisce, però, non è tanto la presa che uno scrittore può avere sui più giovani grazie ai social, quanto il fatto che il suo pubblico è quasi interamente composto da giovani di “seconda generazione”. Sono loro la nuova “cara Italia” cantata proprio da Ghali e che rappresenta il presente oltre che il futuro del nostro paese.

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Dopo aver autografato il libro, Distefano ascolta, parla e dà consigli ai ragazzi che gli chiedono un aiuto su come superare le difficoltà. E con ognuno cerca un contatto esclusivo, una forma d’intimità unica. A qualcuno chiede l’account Instagram, ad altri la mail. A chi non ha soldi per ricaricare lo smartphone chiede persino l’indirizzo di casa pur di rimanere in contatto. Ma il messaggio di fondo è comune, per tutti: non mollare, non farti abbattere da chi ti offende o non ti considera all’altezza, vai avanti perché il tempo aiuta a superare i momenti difficili e l’importante è avere un obiettivo da raggiungere.

Ed è a margine di questa seduta motivazionale, che comincia la nostra intervista, passeggiando dalla libreria verso la stazione dove Distefano prenderà un treno che lo riporterà a casa. Prima di ripartire per la prossima presentazione.

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Prima di iniziare a scrivere su un computer, come ti sei fatto conoscere come scrittore dagli amici?
Io stavo con una ragazza a cui scrivevo sempre dei messaggi bellissimi. E lei mi rispondeva dicendo che avrei potuto scrivere un libro con tutti quei messaggi. Allora ho chiesto un parere ai miei amici. “Forse è il caso che lo scrivi davvero un libro!”, questa è stata la loro risposta dopo averli letti, “perché le cose che scrivi hanno un senso”. Lì è nata la necessità di avere un computer, ma non avevo i soldi per comprarlo. Così sono andato, con i miei amici, in questi negozi che vendevano pezzi di pc da assemblare. E da lì, era più o meno la metà del 2013, non è trascorso un giorno senza scrivere qualcosa. È così che sono diventato uno scrittore.

Durante la presentazione hai detto di voler instillare un dubbio col tuo libro. Qual è questo dubbio?
Quando la società ti porta a pensare in un certo modo, automaticamente pensi di essere nel giusto, sei convinto di avere ragione. Ma secondo me non si possono avere pregiudizi o tantomeno si può giudicare se non si conosce davvero chi si ha di fronte. Di recente mi è successa una cosa bellissima. Una libraia che ha letto il mio libro mi ha detto: “Ora tutte le volte che vedo un ragazzo nero non penso più ‘potrebbe rubarmi la borsa’, ma ‘potrebbe essere Zero’ (il protagonista di Non ho mai avuto la mia età, ndr). Questo per me significa instillare un dubbio nei lettori. È questa la figata.

A chi mi ha chiesto chi fossi prima di questa intervista, ho risposto il “Ghali della letteratura”. E la conferma l’ho avuta nel vedere che i ragazzi e gli adolescenti che sono venuti oggi a sentirti parlare erano tutti italiani figli di migranti, la seconda generazione. Per me è stata la prima volta.
Ghali è la cosa più bella che sia successa a questo paese negli ultimi due anni, è la dimostrazione del fatto che le cose possono cambiare. I ragazzi di oggi cantano le sue canzoni, si rivedono in lui, fanno i dreads come lui. E lui in una storia di Instagram spiega loro che cos’è il ramadan e i ragazzi rispondono di aver capito finalmente di cosa si tratta.

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6 giugno 2018. Distefano presenta il suo ultimo libro a Lecco © Tommaso Perrone/LifeGate

Io e lui, in particolare, ci siamo conosciuti a Milano grazie a un amico comune e ora facciamo parte della stessa compagnia, ci frequentiamo. E con lui proviamo a cambiare le cose, creando. Una canzone come Cara Italia che ha un testo che dice “Quando mi dicono ‘vai a casa!’, rispondo e dico ‘son qua’” tenta di cambiare le cose. Quando questa canzone passa in tv come colonna sonora di uno spot famosissimo, vuol dire che le cose stanno cambiando. E questo è il modo giusto per farlo.

Oltre a te e a Ghali ci sono altri giovani di seconda generazione di cui sentiremo presto parlare?
Noi tra poco avremo medici col burqa, avremo tassisti neri, pizzaioli cinesi. Per cambiare le cose non devi per forza fare grandi numeri o essere famoso, devi solo farle. Io penso che tutto questo succederà prestissimo.

Roberto Saviano vi stima moltissimo. Quali consigli ti ha dato in quanto scrittore quando l’hai incontrato?
Mi ha consigliato di leggere tantissimo, all’infinito. Ma ho capito che per essere come lui ci vuole coraggio. Le persone a volte pensano il contrario, ma per essere Saviano ci vuole tantissimo coraggio. Uscire di casa e avere anche solo il dubbio che qualcuno possa farti del male, ti fa vivere con un’ansia pazzesca. Però, oltre ad avermi consigliato di “leggere, leggere, leggere”, Saviano è stato il primo scrittore ad avermi trattato come uno scrittore. E questa cosa mi è rimasta addosso.

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