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Da Berlino a Milano, passando per Parigi, sono comparse installazioni e opere di street art che ricordano la notte del 9 novembre 1989, quando finalmente la democrazia sconfisse il regime dittatoriale sovietico e il muro venne abbattuto.
Trent’anni fa esatti le ombre della sera erano già calate su Berlino. Ma non il buio, non il freddo fermarono quella che sarebbe passata alla storia come una delle più importanti rivoluzioni pacifiche della Germania. Crollavano le torrette e il filo spinato, si sbriciolavano sotto la gioia dei cittadini i blocchi di cemento tristemente diventati il simbolo della paura, della repressione, di un regime dittatoriale, della privazione delle libertà individuali, della divisione. Si aprivano i posti di blocco e, insieme a loro, cadevano gli ideali comunisti, che troppo a lungo avevano soggiogato la democrazia.
Il 9 novembre 1989 venne demolito il “muro della vergogna”, che dal 13 agosto 1961 aveva separato la Berlino Ovest occupata degli alleati (americani, inglesi e francesi), la cui economia aveva cominciato a rifiorire sull’onda della modernizzazione, dalla Berlino Est, filosovietica e più povera.
Oggi, a tre decadi di distanza, il 9 novembre è un giorno di festa e la Germania – ma non solo – lo celebra con tanti eventi e installazioni, che ricordano i muri caduti e quelli ancora da abbattere e superare.
Nei parchi Treptower park e Schlesischer busch, a Berlino, sono spuntate due mani che si stringono. Un affresco sull’erba di duecento metri quadrati, esattamente dove una volta passava il muro. A realizzarlo è stato l’artista francese Saype, insieme a due assistenti, ed è parte di un progetto più ampio, Beyond walls, che vede diverse città del mondo coinvolte.
“Ci troviamo nella vecchia ‘terra di nessuno’ che univa Berlino Est con Berlino Ovest – spiega Saype –, così ho voluto creare un affresco che parlasse di accoglienza, di libertà e di reciproco aiuto tra le persone e che simbolicamente unisse le due parti di Berlino un tempo divise”. La sua attenzione e sensibilità sono evidenti anche nel rispetto dell’ambiente: la pittura utilizzata – duecento litri – è biodegradabile ed è stata creata con pigmenti naturali dell’area circostante a quella in cui lavora.
A Milano, Stefano Rossetti ricorda quel giorno che ha rappresentato una nuova fase per il mondo intero con un murale lungo novanta metri. L’inaugurazione è prevista per sabato alle ore 11:00 in via Einstein, 6. Un racconto per immagini da cui emergono visi, simboli, figure iconiche e che esalta gli ideali di fratellanza, libertà e democrazia. Ci sono mani che si stringono, slogan scritti sui muri, ragazzi che si abbracciano in cima al muro. La paura finalmente cede il passo alla felicità e alla gioia di stare insieme.
È alto due metri e mezzo e largo sei ed è fatto interamente di cioccolato (una tonnellata in arrivo dal Madagascar). Si tratta del muro di Berlino in miniatura – si fa per dire – realizzato a Parigi dall’artista francese Patrick Roger, che dieci anni fa, in occasione del ventesimo anniversario della caduta, aveva ideato un progetto simile. Non è solo un omaggio alla memoria, ma anche uno stimolo per riflettere sull’importanza di un’Europa unita in tempi di Brexit. https://youtu.be/x9JMcGTwCfM
Non può che essere a Berlino, lungo i cento metri che separano la porta di Brandeburgo dal grande viale Straße des 17. Juni, l’installazione più imponente e colorata della città. Ci sono voluti sei mesi per creare il fiume di nastri colorati che, a seconda del vento, fluttuano tra i dieci e i venti metri di altezza. Sono i sogni, le speranze e i ricordi di 30mila persone che hanno dato voce alla propria idea di confine scrivendola sui pezzettini di carta poi attaccati alla rete ultraleggera. L’opera si chiama Visions in motion ed è stata progettata dall’artista di Los Angeles, Patrick Shearn, insieme al suo team di Poetic kinetics. “In genere le mie opere sono astratte – racconta Shearn –, ma stavolta sentivo fortemente di dover realizzare un’opera partecipativa, cui tutti prendessero parte scrivendo un messaggio, perché il muro è stato abbattuto dall’impegno collettivo. Vengo da un Paese in cui i muri si stanno costruendo e trovo profondamente imbarazzante e umiliante per me essere in una città che si è trasformata proprio quando il muro è caduto”.
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Lungo le strade di Berlino ha preso forma un’altra opera che celebra il trentennale della caduta del muro. Su commissione di Strava, sito web che permette agli utenti di tracciare e condividere i propri percorsi utilizzando il gps, il londinese Gary Cordery ha riprodotto, percorrendo in bici le vie della città, il celebre bacio del 1979 tra il leader sovietico, Leonid Brezhnev, e quello della Germania dell’Est, Erich Honecker. Il bacio – che rispettava un’usanza russa – divenne presto una delle immagini più fortemente simboliche della Guerra fredda, soprattutto dopo che l’artista russo Dmitri Vrubel ne dipinse una copia sulla parte est del muro di Berlino con la scritta: “Dio mio, aiutami a sopravvivere a questo bacio della morte”. Per raggiungere il risultato finale, comprensivo di realizzazione ed editing, Cordery ci ha messo tre giorni, ha percorso una distanza di 224,69 chilometri ed è stato in movimento per oltre 15 ore.
A Londra sorge, infine, un murale dipinto su due pezzi originari del muro di Berlino. Gli street artist Thierry Noir, uno dei primi a dipingere il muro illegalmente nei primi anni Ottanta, e il londinese Stik si sono messi insieme per realizzare un’opera esposta all’Imperial war museum di Londra. È la prima volta che i due, che si conoscono dal 2012 dopo essersi incontrati a Berlino dove Noir attualmente vive, collaborano, unendo i loro stili distintivi per far riflettere sul significato e sulle conseguenze di muri e confini.
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Thierry Noir and STIK at Imperial War Museum London (@imperialwarmuseums). Poster signing 11am 9th November 2019
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“Ci sono più muri adesso di trent’anni fa – racconta Noir – ma i nuovi leader mondiali ne hanno semplicemente cambiato il nome. Non si chiamano più muri bensì confine di separazione, linea di pace, linea verde. I miei dipinti sono il simbolo di una ritrovata libertà in Europa e vogliono essere un monito a non ripetere gli errori dei nostri genitori. Un piccolo messaggio”. Che tutti, purtroppo, troppo spesso abbiamo bisogno di sentirci ripetere.
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