
Il traffico aereo è responsabile del 2,4% delle emissioni di CO2, il che rende urgente l’avvio di azioni concrete da parte del settore per limitare l’impatto dei voli. L’esempio virtuoso di Air Dolomiti.
Se avete un vecchio diesel e nel contempo vi stanno a cuore i ghiacci polari, forse è ora di cambiare auto. Scoprite perché
Per salvare l’Artico basterebbe… cambiare automobile, specialmente se si è in possesso di un diesel. È quanto rivela uno studio dell’Università dell’Aquila svolto da un gruppo di ricercatori guidati da Giovanni Pitari, professore di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Atmosphere.
Gli scienziati naturalmente sanno che a sciogliere i ghiacci polari è il riscaldamento globale nel suo insieme, causato da un mix in atmosfera di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) e inquinanti a vita breve (ozono troposferico e Black carbon). L’impatto dei motori a gasolio, tuttavia, è tra i più elevati. Non solo: a causa della circolazione atmosferica globale, nell’Artico arriva una gran quantità di inquinanti a vita breve di cui sono responsabili Nord-America, Europa e Asia, determinando un effetto di annerimento delle nevi che accelera il riscaldamento locale oltre che globale.
Attraverso modelli numerici che hanno sfruttato dati climatologici, si è potuto così calcolare l’impatto delle polveri sottili e degli inquinanti generati dai motori a gasolio circolanti su strada e si è potuto concludere che, se venissero eliminati dal pianeta tutti i veicoli con un motore diesel, si potrebbe abbassare almeno di 1°C la temperatura dell’Artico specialmente a primavera, stagione più critica per lo scioglimento dei ghiacci.
L’area polare è tra le più fragili della Terra: come accennavamo, qui l’aumento della temperatura è mediamente maggiore di 2-5 volte rispetto al resto del pianeta. Questo comporta un rischio maggiore per quanto riguarda lo scioglimento dei ghiacciai, che a sua volta causa una minore efficienza da parte dell’oceano nell’assorbire l’anidride carbonica perché limita la possibilità di rimescolamento delle acque superficiali con quelle profonde.
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