
Ekrem Imamoglu è in carcere per accuse che in molti in Turchia hanno definito politiche. È uno dei principali oppositori del presidente Recep Erdoğan.
Un’autobomba è esplosa nei pressi dello stadio Vodafone Arena di Istanbul, a pochi minuti dal termine di una partita di campionato.
Almeno 38 persone sono morte, e altre 155 rimaste ferite a causa di un’autobomba esplosa nella serata di sabato a Istanbul, in Turchia. Si tratta delle ultime cifre riferite dal ministero degli Interni di Ankara, ma il bilancio resta ancora provvisorio. “Questa sera a Istanbul abbiamo assistito alla manifestazione più orrenda del terrorismo”, ha dichiarato il president Recep Tayyip Erdogan in un comunicato.
L’ordigno è deflagrato alle 22:28 ora locale nei pressi dello stadio Arena Vodafone, dove era da poco terminato il match tra il Besiktas e il Bursaspor. Al momento dell’esplosione stavano circolando alcuni veicoli della polizia: secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, l’attacco ha colpito in particolare un pullman che trasportava decine di agenti: 27 di loro hanno perso la vita, assieme a sette civili e un’altra persona che non è stata ancora identificata. Tra i feriti, quattordici persone risultano in gravi condizioni.
EN IMAGES. Double explosion au coeur d’Istanbul https://t.co/BARyjFnA65
— Le Parisien (@le_Parisien) 10 dicembre 2016
L’informazione è stata confermata dal ministro degli Interni della Turchia, Suleyman Soylu, secondo il quale una seconda esplosione sarebbe stata registrata non lontano da Macka Park. In questo secondo caso si sarebbe trattato di un kamikaze.
L’attentato per ora non è stato rivendicato. Numerosi agenti e decine di mezzi di soccorso hanno immediatamente circondato l’area, bloccando tutti gli accessi allo stadio, mentre le autorità hanno deciso al contempo di vietare la diffusione di immagini legate all’attentato. L’agenzia di stampa Anadolu ha riferito che il tribunale di Istanbul ha aperto un’inchiesta subito dopo l’esplosione e che una decina di perrsone sarebbero già state interrogate.. Il ministro dello sport Akif Cagatay Kilic ha definito il gesto un “crudele attentato terroristico, che vuole minacciare l’unità della nazione”.
Dall’inizio del 2015 in Turchia sono stati contati una sessantina di attentati. Una decina sono stati attribuiti all’Isis, compreso quello che ha provocato 41 morti e 239 feriti all’aeroporto internazionale di Istanbul, lo scorso 29 giugno.
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