
Se tra i buoni propositi di settembre c’è quello di creare il vostro orto sul balcone ecco i consigli su come organizzarlo e su cosa coltivare.
La diffusione della pratica degli orti urbani si deve a un tessuto sociale ricco, composto da associazioni, istituti di cultura, consigli di zona e cooperative. Ecco quelli che operano a Milano.
La città di Milano conta oltre 80 aree verdi adibite a orti urbani cresciuti a partire dai primi anni Novanta. Si tratta di luoghi riportati alla vita da cittadini, volontari e membri di associazioni o enti locali che coltivano prodotti orticoli in comunione.
La diffusione della pratica degli orti domestici e aziendali condivisi in città si deve a un tessuto sociale ricco, composto da associazioni, istituti di cultura, consigli di zona e cooperative. Di seguito sono evidenziati i maggiori attori e sostenitori.
1) Giardini in transito: giardino comunitario Lea Garofalo
3) Cascinet: terra chiama Milano, laboratorio di permacultura
4) Milano informata e attiva (Mia): coltiviamo la città
5) Istituto Oikos: manuale sulla coltivazione degli ortaggi sul balcone
7) 87 Gruppi d’acquisto solidale (Gas) milanesi
9) Legambiente Lombardia
1) Accademia delle belle arti di Brera: Breraecosostenibile
2) Università degli studi di Milano: orto botanico in Città studi, rete degli orti botanici della Lombardia
3) Politecnico di Milano in collaborazione con la municipalità: Agricity Milano metropoli rurale
1) Cooperativa cascina biblioteca: coltiviamo la città
2) Cooperativa sociale onlus Koinè: corso orto dei semplici in balcone
3) Cooperativa sociale praticare il futuro presso cascina Santa Brera: laboratorio di orticoltura
Questi attori sono portatori di istanze comuni, come la conversione al verde di aree degradate, la tutela dell’ambiente, il recupero del rapporto con la natura, della manualità e dell’autoproduzione, lo scambio di esperienze e conoscenze, il contrasto alla solitudine e all’alienazione metropolitana. Il fenomeno dell’orto condiviso tocca difatti la politica ambientale e sociale nonché il modello di produzione-consumo a livello locale. Tuttavia è una pratica propria del movimento globale che spinge verso un nuovo paradigma economico-ecologico delle città: le transition town.
Il progetto Città d’Orti, siglato da LifeGate, SlowFood e Comart, applica il modello di marketing socio-territoriale alla buona pratica della coltivazione orticola per l’autoconsumo sul proprio balcone, vicino a casa propria o all’interno della propria azienda. Il modello pone in sinergia il Comune di Milano e il tessuto sociale di quartiere a supporto del singolo nell’accesso allo spazio coltivabile, nella formazione e manutenzione alla realizzazione e nella condivisione della pratica con altrettanti cittadini interessati, a lui vicini. L’auspicio è che tale sinergia possa presto triplicare il numero di orti in città e diventare un esempio di metropoli agricola per altri.
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Se tra i buoni propositi di settembre c’è quello di creare il vostro orto sul balcone ecco i consigli su come organizzarlo e su cosa coltivare.
A dirlo è una ricerca inglese che ha indagato il potenziale inespresso degli orti urbani utilizzando come caso studio la città di Sheffield.
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