
Record di auto circolanti nella penisola: oltre 40 milioni. L’elettrico cresce ma non sfonda e il trasporto pubblico locale rischia una forte contrazione.
Nel 2021 le auto elettriche raggiungeranno il 15 per cento della quota di mercato, ma per non arrestare la corsa serviranno presto standard più stringenti.
Gli standard europei sulle emissioni mettono le ali alle auto elettriche. Che, nonostante la pandemia, continuano a conquistare quote sempre più significative di mercato: quest’anno si passerà dal tre al dieci per cento, fino ad arrivare al 15 per cento nel 2021. Lo rileva il nuovo report di Transport & Environment, l’associazione di Ong con sede a Bruxelles che promuove il trasporto sostenibile nel vecchio continente. Analizzando le vendite di auto nella prima metà del 2020, lo studio approfondisce le strategie di conformità delle case automobilistiche rispetto ai limiti alle emissioni nocive; e rileva al contempo come lo slancio nelle vendite dei veicoli elettrici rischia di spegnersi dopo il 2021 a causa degli obiettivi Ue troppo poco ambiziosi previsti per il 2025 e il 2030. In sostanza gli stessi standard per contrastare l’inquinamento che ora funzionano da trampolino di lancio, potrebbero rivelarsi un boomerang nel giro di pochi anni, in mancanza di politiche ancora più decise.
In quest’ottica la Norvegia resta l’esempio da seguire, con una percentuale di vendita di mezzi elettrici passata in cinque anni dal sei per cento al 50 per cento. Veronica Aneris, direttrice per l’Italia di Transport & Environment, spiega come grazie agli obiettivi di Bruxelles “le vendite di auto elettriche stanno esplodendo in Europa, mentre le emissioni di CO2 del nuovo immatricolato hanno registrato il più sostanzioso calo da quando la norma è entrata in vigore nel 2008. Gli standard Ue, insieme agli incentivi per l’acquisto, stanno trainando anche il mercato italiano, contribuendo così all’obiettivo dei sei milioni di auto elettriche al 2030 previsto nel Piano nazionale energia e clima del governo. Ora bisogna supportare una revisione ambiziosa della norma, per assicurare che il trend positivo continui anche dopo il 2021 e non sia vanificato dai target troppo deboli per il 2025 e il 2030”.
Dallo studio emerge anche come, sulla base delle vendite del primo semestre di quest’anno, molte case automobilistiche – Gruppo Psa, Volvo, il pool Fca-Tesla, Bmw, Renault, Nissan, il pool Toyota-Mazda e Ford – stanno già rispettando (o sono a un passo dal rispettare) l’obiettivo europeo sulle emissioni medie del nuovo venduto. Altre invece adotteranno strategie basate o sulla vendita di più veicoli ibridi plug-in o mettendo in comune le emissioni con altre case produttrici, o un mix di entrambe.
Un discorso a parte riguarda le vendite dei Suv, che ormai hanno raggiunto il 39 per cento della quota di mercato: per questo tipo di veicoli il regolamento europeo prevede una maggiore flessibilità, con obiettivi di CO2 di fatto meno stringenti per le case automobilistiche. Oltretutto la metà delle auto elettriche vendute oggi sono ibride plug-in, che raramente vengono “attaccate alla spina”.
Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, “se il taglio delle emissioni climalteranti al 2030 del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 verrà ufficialmente adottato dall’Ue, alla fine del decennio le emissioni di CO2 per chilometro del parco auto dovranno dimezzarsi rispetto agli attuali livelli, innescando quindi una forte spinta alla mobilità elettrica. È indispensabile dunque fissare una data per la fine della vendita di veicoli a combustione interna al massimo entro il 2035, come ha recentemente deciso la California: rivolgiamo questa richiesta verso il nostro governo, affinché possa orientare i consumatori e le imprese verso il futuro fatto di scelte per una mobilità sostenibile”.
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